La Nuova Sardegna

Accoltella a morte la moglie poi tenta di togliersi la vita

di Luciano Onnis e Mauro Lissia
Accoltella a morte la moglie poi tenta di togliersi la vita

La vittima è Maria Pireddu di 50 anni. L’omicida è gravissimo in ospedale

06 maggio 2020
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SERRAMANNA. «Ho ammazzato mia moglie... l’ho ammazzata, l’ho ammazzata»: un urlo straziante nell’angusto spazio di via Turati, di fronte al civico 52, a Serramanna. Sono le 18.30, dalle finestre spuntano visi terrorizzati mentre Giovanni Murtas (57 anni) coltello insanguinato in pugno, s’appresta a chiudere il cerchio col gesto più drammatico: afferrato il manico a due mani, rivolge la lama verso se stesso e la pianta quasi al centro del proprio torace, stramazzando subito dopo al suolo con un lamento rauco.

Una classica esibizione del dolore, il suicidio come lavacro pubblico di un gesto ingiustificabile, la giustizia interiore che arriva prima della giustizia.

Il seguito è scenario da cronaca nera: le chiamate dei vicini al 118 e ai carabinieri, la sirena che precede di pochi secondi l’arrivo dell’ambulanza e dei militari di Sanluri e del Nucleo investigativo provinciale, veloci a dividersi fra il primo tentativo di soccorso all’omicida e la corsa dentro casa, alla ricerca della vittima annunciata. La trovano: è Maria Pireddu (50 anni) il corpo è disteso sul letto matrimoniale, il sangue nasconde le ferite. I sanitari del 118 la raggiungono e cercano di rianimarla: niente da fare, è morta. Per l’autore del delitto invece la partita con la vita è ancora aperta: un elicottero lo trasporta in pochi minuti fino all’ospedale Brotzu dove dalle 19 di ieri lotta con la morte. Codice rosso, condizioni critiche e sopravvivenza a rischio. Se ce la farà, per lui è pronto un provvedimento d’arresto con l’accusa di omicidio volontario firmato dal pm Nicola Giua Marassi, che conduce l’inchiesta giudiziaria. Altrimenti questa storia tremenda andrà in archivio insieme ad altre tragedie figlie del disagio e di chissà quali sofferenze annidate nei meandri inesplorabili della psiche umana.

Il solo dato certo, registrato nei primi e sommari atti d’indagine, è che appena pochi giorni fa Giovanni Murtas, disoccupato da tempo come la moglie, era stato richiamato dai carabinieri per una chiassata all’ufficio postale del paese: non aveva la mascherina antivirus, non voleva indossarla. Un atto di nervosismo, conseguenza possibile di un’esistenza in cui il lockdown non era il primo dei problemi. Nient’altro sul suo conto, nessun precedente penale, i vicini dicono di non ricordare alcuna lite significativa con la moglie. Che cosa sia accaduto ieri pomeriggio poco prima delle 17 resta dunque appeso alle ipotesi e a quanto, se potrà, dovrà raccontare Murtas.

Le urla ci sono state, le hanno sentite alcuni abitanti di via Turati. Sembra, ma sono sempre ipotesi, che la lite sia cominciata nel soggiorno e proseguita in camera. Il corpo era sul letto ma non è certo che le coltellate siano state inferte in quella stanza. Non una coltellata, ma almeno tre, forse quattro come ha stabilito il medico legale Roberto Demontis. L’impressione fra gli investigatori è che si tratti del classico delitto d’impeto, portato a termine nello stato in cui si trova un uomo fuori controllo. Una tesi supportata anche dall’assenza di precedenti: niente maltrattamenti, nulla che possa mettere in rapporto questo delitto con tensioni o violenze familiari. Nei limiti del possibile la coppia viveva tranquillamente. Non potrà essere d’auto alle indagini il figlio Antonio (29 anni) che fa il parrucchiere fuori Serramanna: vive coi genitori ma non c’era, ha saputo dai carabinieri, è sconvolto.

Non sono prevedibili altri capitoli decisivi in questa vicenda. L’attenzione degli inquirenti è ora tutta rivolta alle condizioni di Murtas. I rilievi scientifici dei carabinieri e l’esame sul corpo della vittima da parte del medico legale saranno utili a illuminare i dettagli che mancano per la ricostruzione precisa del fatto. Ma al di là di questi c’è ben poco da chiarire e le ragioni del delitto, se un delitto del genere può avere ragioni, serviranno solo nel giudizio penale per l’eventuale calcolo delle attenuanti.

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