La Nuova Sardegna

Centri estivi pronti: noi ci siamo ma dateci le regole

di Claudio Zoccheddu
Centri estivi pronti: noi ci siamo ma dateci le regole

Gli operatori: garantire la sicurezza ai più piccoli è possibile Barra, Uisp: si può lavorare, aspettiamo di essere contattati

11 maggio 2020
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SASSARI. Saranno presto al centro dell’attenzione ma, per il momento, figurano ancora nella lista dei dimenticati. I centri estivi, e in generale tutte le strutture che si occupano dell’accoglienza dei più piccoli, sono l’ultima ruota del carro amministrativo che arranca all’inizio della “fase due” dell’emergenza sanitaria. Eppure con il rientro al lavoro di tante persone e con le scuole chiuse, le alternative per i bambini sono limitate alla gestione parentale, quando possibile, o all’affidamento alle baby sitter. Per loro di parla di voucher e altre soluzioni sin dai primi passi dell’emergenza, chi organizza attività extrascolastiche è invece costretto ad attendere il suo turno.

Centri estivi. «Per il momento mancano le linee guida – spiega Loredana Barra, vicepresidente della sezione sassarese di Uisp –. A livello intuitivo posso dire che si inizierà d gli sport individuali, come il tennis, ma sulle attività ludiche o ricreative siamo stati colpiti dall’emergenza come tutti, solo che gli adolescenti sono stati dimenticati più di altre categorie. Ma, d’altra parte, quando la coperta è corta...». Più che di ragionamenti, a questo punto di parla di ipotesi: «I centri estivi sono possibili solo se verrà garantito il distanziamento – prosegue Barra – che sarà possibile solo all’aperto. Ma il ritorno alle attività per bambini doverà accadere solo dopo che verranno stilate regole chiare, che tutti possano seguire». Ovviamente, si tratta di una priorità. Il perché lo spiega sempre Loredana Barra: «Sarà importantissimo ripartire per una questione prettamente educativa. I bambini e tutti gli adolescenti hanno vissuto un lungo periodo di desocializzazione ma non hanno chiare le misure anti-Covid perché in casa non esistevano. Per questo i centri estivi avranno grande importanza. Noi abbiamo proseguito le nostre attività attraverso il web e grazie al lavoro dei nostri educatori, che hanno sostenuto anche le famiglie piombate di colpo nell’universo delle didattica a distanza».

Le strutture per i bimbi. Come brancolano nel buio le associazioni, allo stesso modo procedono i privati: «Nessuna indicazione, solo voci di corridoio che annunciano la riapertura della nostre attività solo a settembre – racconta Roberto Usai che gestisce tre strutture tra Sassari e Porto Torres e che per il 2020 aveva in programma l’apertura di un centro estivo a Li Punti – Ma sono cose che ho sentito in tv perché nessuno si è preoccupato di contattarci per dare informazioni. Se fesse vero, sarebbe un disastro. A settembre mi troverei con un totale di 60mila euro di affitti da pagare. Per quest’anno avevo un accordo per organizzare un parco all’aperto, 5mila metri quadri, a Li punti. Con il prato, dentro una bella struttura. Chiaramente vorrei organizzarmi ma so a chi chiedere informazioni. Ho molte richieste, i clienti mi chiamano ma io non so cosa dire. mi sento abbandonato, nel parco estivo potrei garantire le misure di sicurezza di cui si parla me senza un piano certo o indicazioni precise non posso nemmeno pensare di investire per programmare un inizio». Sensazioni confermate da Adolfo Steinhaus, che a Oristano gestisce un parco giochi per i più piccoli: «Riceviamo solo informazioni frammentate, niente di ufficiale. E queste voci non fanno altro che spaventare i genitori. Siamo chiusi da febbraio e da allora aspettiamo notizie. Spero proprio che qualcuno si svegli perché rischiamo il nostro futuro».

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