La Nuova Sardegna

Stagionali, contratti a picco in Sardegna: 10mila in meno a maggio

di Antonello Palmas
Stagionali, contratti a picco in Sardegna: 10mila in meno a maggio

Report dell’Osservatorio Aspal: il periodo del lockdown a confronto con il 2019. Giù le assunzioni nella prima settimana del mese. In totale persi 42mila posti

14 maggio 2020
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SASSARI. Grafici e percentuali impietose certificano il disastro. Ora che l’Osservatorio del mercato del lavoro dell’Aspal ha pubblicato il nuovo report sull’impatto della pandemia sull’economia sarda, i timori si trasformano in drammatica presa d’atto di una situazione destinata a lasciare il segno per molto tempo. Ed è un dato a colpire in maniera particolare: il crollo delle assunzioni nella prima settimana di maggio, che storicamente è sempre stata quella in cui partono un gran numero di contratti per i lavoratori stagionali. Il nuovo rapporto dell’Agenzia sarda per le politiche del lavoro evidenzia che quest’anno le assunzioni nell’isola sono state 10.450 in meno rispetto alla stessa settimana del 2019 (durante il lockdown la media era 3 mila in meno a settimana).

È il segnale che, come si pensava, che è il turismo (che ogni anno impiegava 80mila unità) ad aver ricevuto i colpi più duri dall’emergenza sanitaria dalla quale si cerca faticosamente, a tentoni, di uscire. E in assenza di certezze sulle modalità della fase 2, sulle reali possibilità della stagione di svilupparsi almeno in parte, le strutture ricettive e alberghiere non se la sentono di programmare, col risultato che migliaia di cuochi, camerieri e altre figure sono costrette a restare tristemente a casa.

Il settore più colpito è quindi quello alberghiero e della ristorazione che ha subito un calo dell’83% con 18.466 contratti in meno dall’inizio del distanziamento sociale. E non a caso la tabella dei dati dei Centri per l’impiego evidenzia che le maggiori perdite riguardano le aree turistiche, come Olbia, Siniscola, Muravera, Alghero e Lanusei.

Il crollo delle assunzioni nel periodo in cui è iniziato l’incubo, con lo stop di tante attività, è rappresentato in maniera terribilmente efficace da quelle linee e colonnine colorate che paragonano i dati (aggiornati al 5 maggio) a quelli dello stesso periodo dello scorso anno. Considerando l’insieme dei settori, si segnala una contrazione del -59% di contratti sottoscritti. Se l'anno scorso le assunzioni nell’isola furono 70.671, nel 2020 allo stesso giorno se ne sono registrate solo 28.848. Dall'inizio della crisi sanitaria, rispetto al 2019, c’è stato un crollo del 59%. I posti di lavoro persi dall’inizio della pandemia sono poco più di 39mila ma arrivano a quasi 42mila se si sommano anche i 2000 in più registrati all’inizio dell’anno (sempre in confronto al 2019).

Inoltre, i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti del 61% (-5592) mentre quelli a tempo determinato del 64% (-33.070). Seguono il noleggio e i servizi alle imprese con 5.609 contratti in meno (-64%), l’istruzione con meno 5.487 col crollo delle supplenze (-70%), le costruzioni con -1835 (-42%), i trasporti -1702 (-69%) e le attività artistiche con -1533 (-75%). Numeri che devono far riflettere chi ha in mano le sorti della politica regionale e spingere ad affrettare i provvedimenti di sostegno.

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