La Nuova Sardegna

L’appello 

Ad aprile scarcerati 77 detenuti Caligaris: «Personale in difficoltà»

SASSARI. «Solo il 3,6% dei detenuti ha lasciato il carcere, nel mese di aprile, in Sardegna. Un numero irrisorio rispetto a chi sconta pene brevi e alle persone con patologie e disturbi psichici o in...

17 maggio 2020
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SASSARI. «Solo il 3,6% dei detenuti ha lasciato il carcere, nel mese di aprile, in Sardegna. Un numero irrisorio rispetto a chi sconta pene brevi e alle persone con patologie e disturbi psichici o in doppia diagnosi. Pochi se si pensa che nella nostra isola si trovano anche tre colonie penali. Ancora una volta, anche davanti a un grave rischio di diffusione di un virus pericoloso, il sistema detentivo nell’isola si conferma rigido e, gravando pesantemente sugli operatori penitenziari, sembra voler considerare la pena come una vendetta sociale». Parole di Maria Grazia Caligaris (Socialismo Diritti Riforme) che fa riferimento ai dati diffusi dal Ministero della Giustizia e relativi ad aprile: «I detenuti sono risultati 2.125 al 30 aprile ma erano 2.202 il 31 marzo. In un mese, dunque, si sono ridotti di 77 unità, di cui 33 stranieri (42,8%) e 2 donne. Sono anche diminuiti i posti regolamentari da 2.710 a 2.679 dopo i lavori di adeguamento a Isili e a Bancali. Il maggior numero di persone erano detenute nella Casa circondariale di Cagliari-Uta. Non si conoscono le ragioni che hanno permesso loro di uscire dall’Istituto. Presumibilmente si tratta di 20 ristretti, su 571, che hanno trovato ospitalità in comunità terapeutiche o ai domiciliari. Subito dopo c’è il carcere di Sassari a ridurre la presenza di detenuti. Diciassette su 433 hanno lasciato l’Istituto. Nell’elenco, Pasquale Zagaria, l’unico nominativo di cui si abbia avuto notizia a cui è stata concessa una pena alternativa per motivi di salute. Seguono nell’ordine decrescente Nuoro (11), Arbus e Oristano (7), Onanì-Mamone (6), Isili (5), Alghero (4), Tempio (1). L’unico Istituto dove si è registrato un aumento di presenze è stato il San Daniele di Lanusei cresciuto di una unità. Mentre un altro detenuto ha lasciato la semilibertà. Un quadro conclude Caligaris – non confortante perché in questi mesi hanno dovuto affrontare pesanti difficoltà gli operatori, agenti, funzionari, sanitari e i direttori degli istituti»

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