La Nuova Sardegna

Scuole nei piccoli Comuni un piano per riaprirle

di Silvia Sanna
Scuole nei piccoli Comuni un piano per riaprirle

Il governatore Solinas: no alle classi pollaio, servono nuove strutture  Il censimento è partito e sarà istituito un fondo per eseguire le manutenzioni

18 maggio 2020
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SASSARI. Ci sono almeno due fotografie aggiornate sullo stato di salute e sul numero di istituti scolastici chiusi nell’isola. La prima è il censimento della Regione che viene continuamente aggiornato e l’altra è l’anagrafe delle scuole abbandonate che l’Anci sta ultimando. Gli studi saranno incrociati molto presto con l’obiettivo di capire, in tempi rapidi, quali istituti e caseggiati potranno ricominciare a ospitare alunni e insegnanti. Il calendario non fa sconti e per questo è necessario fare in fretta e valutare subito se la riapertura di scuole inutilizzate può essere la soluzione di fronte all’emergenza Covid. Il governatore Christian Solinas sembra esserne convinto e l’ha ribadito in occasione del forum organizzato due giorni fa con i giornalisti della Nuova. Secondo il presidente della Regione, considerata l’urgenza di garantire a settembre spazi idonei e distanze a prova di sicurezza tra gli scolari, levare la polvere ad alcuni vecchi caseggiati potrebbe essere la chiave giusta. E dove? Preferibilmente nei piccoli Comuni delle zone interne, dove negli ultimi 20 anni c’è stata una ecatombe con chiusure di scuole, accorpamenti e tagli, dettati dal rispetto di rigidi parametri ministeriali che per la pandemia sono destinati a saltare. La priorità è offrire a tutti gli studenti – dai più piccoli della materna ai più grandi delle Superiori – una istruzione di qualità. E se in tempi di Covid per farlo è necessario trovare nuovi spazi, allora questi spazi vanno individuati senza indugio. Dice Solinas: «Il lavoro è già iniziato, stiamo predisponendo uno studio accurato per capire dove è possibile riaprire e dove invece la situazione è più compromessa. Nel primo caso, agiremo attraverso un fondo specifico destinato agli interventi di manutenzione: i caseggiati individuati saranno sistemati in modo da poter accogliere gli studenti già a settembre». E poi: «I tecnici stanno valutando sulla base delle nuove regole, in particolare sulle distanze di sicurezza, quale è il numero di strutture che sarà necessario riaprire e si sta ragionando sulla loro dislocazione». È chiaro che si guarda soprattutto verso le zone interne: in alcuni paesi ci sono istituti nuovissimi, altri addirittura mai inaugurati e sacrificati sul nascere sull’altare dei tagli. «Riaprire in alcuni Comuni sarebbe un bellissimo e importante segnale per le comunità, perché le scuole rappresentano presìdi di civiltà. Per questo l’impegno è massimo e le procedure saranno accelerate il più possibile per disporre gli interventi necessari». La riapertura delle scuole, almeno alcune, nelle aree interne, avrebbe anche altri vantaggi, come sottolinea l’Anci: diminuirebbe il pendolarismo, una quota di studenti non dovrebbe macinare ogni giorno molti chilometri per arrivare a scuola, spesso a bordo di autobus molto affollati dove rispettare le distanze di sicurezza è praticamente impossibile». L’idea delle scuole riaperte è stata promossa da tanti sindaci, di recente quello di Ardara ha messo a disposizione degli scolari le strutture inutilizzate nel suo Comune. E insieme agli scolari arriverebbero anche gli insegnanti: vista la situazione è evidente – come ricordano i sindacati – la necessità di rimpolpare gli organici del corpo docente, perché le classi saranno composte da un numero più basso di alunni con la possibilità di fare doppi turni di lezione.

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