La Nuova Sardegna

Comunali e referendum, in Sardegna si va verso l’election day

di Alessandro Pirina
Comunali e referendum, in Sardegna si va verso l’election day

Il governo punta al 20 settembre. Nell’isola anche le suppletive per il Senato 

27 maggio 2020
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SASSARI. Sarà un’estate abbastanza insolita, tra spiagge e locali a numero chiuso, eventi ridotti al minimo e la mascherina da abbinare al bikini. Ma ancora più surreale sarà la campagna elettorale, con la distribuzione dei santini sotto gli ombrelloni e quel che resta dei vecchi comizi negli stabilimenti balneari. Sì, perché sembra ormai certo che le urne riapriranno il 20 settembre. Una mega tornata elettorale in cui nell’isola andranno al voto 160 Comuni, tra cui Nuoro, Quartu, Porto Torres, Tempio e La Maddalena. Ma non solo. Nel nord dell’isola - il collegio è Sassari-Olbia più diversi comuni della provincia di Nuoro - si dovrà eleggere anche il membro del Senato che subentrerà alla grillina Vittoria Bogo Deledda, scomparsa qualche mese fa. E ancora: il governo ha deciso di accorpare alle amministrative - in Veneto, Campania, Puglia, Liguria, Marche, Toscana e Valle d’Aosta si vota anche per le regionali - il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Insomma, domenica 20 settembre (e lunedì 21) ad andare alle urne sarà tutta l’isola, mentre il 4 ottobre dovrebbe tenersi l’eventuale ballottaggio di quei Comuni con oltre 15mila abitanti: Nuoro, Quartu e Porto Torres.

Scontro politico. La decisione del governo sta provocando non pochi malumori. Contrarie le regioni, con l’asse trasversale tra Toti, Zaia ed Emiliano che vorrebbero andare al voto a luglio. Cosa che invece l’esecutivo ritiene impraticabile. Ma anche nei partiti ci sono molte resistenze sulla data del 20 settembre e sull’accorpamento amministrative-referendum. Bocciato dal centrodestra, mal digerito dal Pd, ufficialmente approvato solo dai 5 stelle. E anche in Sardegna il mondo politico è più che perplesso sulle urne aperte quando ancora il termometro dice estate. Anche perché la campagna elettorale dovrebbe iniziare a ridosso di Ferragosto.

Centrodestra attacca. «Della decisione del governo penso tutto il male possibile». È una stroncatura netta quella di Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia. «Sono contrario per due ragioni – spiega il deputato –. Fare campagna elettorale ad agosto sarà un limite, perché ad agosto la gente sta facendo altro, perlomeno questo spero. La seconda ragione riguarda il referendum, che è una consultazione diversa rispetto alle amministrative. È un modo strumentale per alterare i risultati, contando anche sulla scarsa informazione. La considero una manovra per bypassare una consultazione che dovrebbe avere una giusta importanza. Oltre tutto – aggiunge – la Sardegna rischia di perdere la rappresentatività». Cappellacci, dunque, fa marcia indietro sul voto espresso alla Camera a favore del taglio dei parlamentari. «Sì, sono un pentito come tanti, perché ho votato a favore di questa legge e a posteriori mi rendo conto che ho sbagliato».

Le perplessità del Pd. Il segretario dem Emanuele Cani dice sì all’election day, ma preferirebbe spostare la consultazione a ottobre. «In questa situazione che viviamo organizzare un unico momento elettorale mi sembra una soluzione positiva. Sono un po’ titubante sulla data del 20 settembre. Forse sarebbe opportuno spostare le elezioni di qualche settimana, proprio in virtù dell’emergenza Covid». In questa situazione di emergenza appare in salita organizzare primarie per scegliere i candidati. «Farle nella maniera tradizionale sarebbe complicato – dice ancora Cani –. La vedo dura. Ecco perché ritengo sia necessario avere qualche settimana in più».

Scelta obbligata per M5s. Sulla data e sull’election day c’è il sì di Alberto Manca, facilitatore per l’area relazioni interne (il delegato sulle elezioni, ndr) del M5s. «La decisione non è ancora definitiva, il governo sta lavorando per trovare un accordo con le regioni e le opposizioni – dice –. Sull’election day sono favorevole, perché non sappiamo a che punto sarà la pandemia e dunque più tornate elettorali non sarebbero opportune. Ma c’è anche un problema di costi. Quanto alla data, il 20 settembre va bene, ma proprio perché stiamo vivendo una situazione straordinaria ma allo stesso tempo non possiamo rinunciare alla democrazia. Certo, saremo costretti a fare campagna elettorale in un periodo solitamente dedicato alle ferie, ma spostarsi più avanti con un ipotetico innalzamento dei contagi creerebbe - allora sì - problemi di democrazia».

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