La Nuova Sardegna

Pediatri in estinzione, bambini senza assistenza

di Silvia Sanna
Pediatri in estinzione, bambini senza assistenza

Non c’è il ricambio, pochi posti nelle scuole di specializzazione. Il caso Sassari: la scelta è un’impresa

11 giugno 2020
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SASSARI. Cinque anni fa erano 252, ora sono 160. «Nel 2025 saremo una cinquantina. E lavoreremo solo nelle città, nei centri urbani più grossi». Effetto ciambella assicurato, con le zone interne dell’isola e i piccoli Comuni che si spopolano e perdono servizi: tra questi, anche l’assistenza pediatrica. Il grido d’allarme è stato lanciato da tempo ma la politica è rimasta sorda. La Fimp, federazione italiana medici pediatri, ci riprova. Lo fa attraverso le parole di Lino Argiolas, pediatra di libera scelta e di lunghissimo corso, componente del comitato, e di Basilio Mostallino, che della Fimp è il segretario regionale. La situazione, certificata dai numeri attuali e dalle previsioni, è drammatica: sempre meno bambini godranno in futuro delle cure del pediatra, cioè di un medico che ha scelto di dedicare la sua vita ai più piccoli e con loro è capace di stabilire un rapporto speciale. «Assistiamo al tentativo sempre più evidente – dice Mostallino – di spostare l’assistenza dei bambini da 0 a 14 anni verso il medico di medicina generale. Lo dimostra l’assenza sempre più frequente del pediatra in vaste porzioni di territorio. Spesso le famiglie sono costrette a fare lunghi viaggi per fare visitare i bambini». E in futuro il quadro è destinato a peggiorare. «Nella nostra categoria non c’è ricambio, mancano le nuove leve a fronte di tanti pensionamenti – dice Argiolas – il ricambio è indispensabile ma per questo è necessario che la politica inizi a ragionare nel lungo periodo e non a breve e medio termine come ha fatto sinora». L’unica possibilità per evitare alla categoria di estinguersi è garantire un maggiore numero di posti nelle scuole di specializzazione con una quota di borse di studio regionali. Da tre anni a Sassari la scuola di specializzazione non c’è più, resta solo quella dell’Università di Cagliari: 15 posti ai quali si accede attraverso un concorso nazionale. «Capita quindi che si specializzino pediatri non sardi che subito dopo lasciano l’isola – spiega Argiolas – per andare a lavorare nella propria Regione». Per capire quanto la situazione sia grave si può esaminare il caso Sassari: «I pediatri sono 8 e il numero è stato calcolato su un totale di 4800 bambini. In realtà però i bambini sono 5400. Di recente due colleghi sono andati in pensione e al loro posto saranno nominati con incarico a tempo 2 nuovi pediatri. Che magari tra 6 mesi andranno da un’altra parte con enorme disagio per le famiglie». Ma c’è dell’altro. Scegliere il nuovo pediatra – tra i pochissimi che hanno posti disponibili e non sono a un passo dalla pensione, è una vera impresa: il lockdown è finito ma non per tutti, considerato che gli uffici Assl hanno aperto a singhiozzo e la comunicazione avviene preferibilmente tramite mail. I tempi inevitabilmente si allungano. Nel frattempo ai bimbi senza pediatra è vietato ammalarsi.

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