Energia, Terna scopre le sue carte: il cavo non prima del 2028
Passerà vicino al Poetto di Cagliari. Soltanto dopo avverrà l'addio al carbone
CAGLIARI. I progetti troppo ambiziosi del governo si scontrano con la burocrazia e la realtà. Non ci sarà alcuna uscita definitiva dal carbone come combustibile per le centrali elettriche nel 2025, perchè per quella data non saranno completate le due infrastrutture necessarie e indispensabili per non bruciare più il nero minerale nei forni: un sistema sicuro e organico per il combustibile alternativo al carbone, il metano, e il collegamento ad alta tensione con la Sicilia, il cosiddetto Tyrrhenian link. Quando allora? Se tutto andasse bene, nel 2028, ma ad esser prudenti meglio prendersi l’intero decennio. Altri dieci anni di carbone, quindi. A sostenerlo sono gli stessi documenti di Terna, sino a ieri riservati, che svelano tutto sul progetto del cavo sottomarino e danno anche un piccolo dispiacere agli ambientalisti, perchè il progetto sul percorso del cavo prevede che l’infrastruttura attraversi l’hinterland cagliaritano e passi in mezzo al golfo, attraversando la zona della spiaggia del Poetto, per prendere la direzione della Sicilia. Gli stessi ambientalisti che “tifavano” per il cavo in contrapposizione alla dorsale adesso dovranno digerire un percorso a loro non gradito.
In ogni caso si andrà per gradi, per ragioni burocratiche e tecniche. Terna infatti scrive che «il timing dell’opera in PdS non è legato all’incertezza dello sviluppo previsto, bensì rappresenta l’orizzonte temporale entro cui l’opera sarà gradualmente realizzata. Infatti, il progetto sarà realizzato in soluzione modulare, soprattutto a causa della limitata capacità produttiva dichiarata dai fornitori e al numero ridotto di fornitori capaci di costruire un collegamento di tale complessità (capacità produttiva fortemente ridotta nel prossimo quinquennio per presenza dialtri progetti già avviati in Europa e nel Mondo). La prima fase realizzativa, a partire dal 2025, riguarda il primo tratto tra Sicilia e Continente da 500 megawatt. A seguire è prevista la realizzazione del secondo tratto tra la Sicilia e la Sardegna. Infine, entro il 2028, saranno realizzati i raddoppi dei moduli per ciascun tratto di interconnessione», per arrivare alla capacità di 1000 megawatt. Sempre che tutte le autorizzazioni arrivino quasi in tempo reale.
Il cavo, Terna adesso lo scrive senza equivoci, è «necessario per garantire la transizione energetica, oltre che ad essere una misura propedeutica e abilitante al phase-out delle centrali a carbone», cioè senza il cavo in esercizio non si spegne alcuna centrale sarda. Ma basta il cavo? Terna ritiene di no, e lo dice a chiare lettere. «Il Tyrrhenian Link da solo non è comunque sufficiente a garantire un esercizio del sistema in sicurezza a fronte della dismissione totale della capacità a carbone; tale opera deve essere accompagnata da una serie di altre misure (a titolo esemplificativo e non esaustivo, l’installazione di nuova capacità a gas/nuovi sistemi di accumulo)». Tutto risolto? Sulla carta probabilmente.
Nei fatti Terna ammette che è stata scelta una tempistica modulare al progetto per non venir soffocati dai tempi della burocrazia. «Il raggiungimento del traguardo, (al 2028, ndr) è fortemente dipendente da una procedura di “fast track” del processo autorizzativo», definita dalla stessa Terna «molto sfidante». Un modo diplomatico per mettere le mani avanti in caso di ritardi e rallentamenti burocratici. In ogni caso l’avvio dei lavori sarebbe previsto il prossimo anno, tempo brevissimo per la nostra burocrazia.
E poi c’è la parte più delicata: Terna ritiene che il cavo, i rinforzi di rete individuati e nuove capacità di generazione elettrica (a gas), siano sufficienti a portare i benefici necessari al sistema. Ma i numeri dati da Terna parlano di una sola centrale a gas. Adesso ve ne sono due, a carbone e in parte a biomasse. Quale sarebbe in questo scenario la centrale in più? A nord o a sud? Terna si guarda bene dal dirlo, (anche perchè non sarà sua la decisione) così come rimane sul generico quando parla di accumuli idraulici (in pratica si tratta di centrali idroelettriche pronte a partire solo in caso di necessità). Per la Sardegna Terna fa propri altri studi e ritiene che esista un potenziale di ulteriori 1000 megawatt, con annessi impianti di pompaggio. Saranno pronti da qui a dieci anni? E chi li gestirà? Tema scivolosissimo politicamente che vede la Regione molto interessata.
@gcentore
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