La Nuova Sardegna

Smart working, un modello per il futuro o vacanza pagata?

Smart working, un modello per il futuro o vacanza pagata?

Si accende il dibattito, dopo i mesi di lockdown in cui il lavoro da casa ha visto una crescita esponenziale in Italia

23 giugno 2020
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SASSARI. Quello che bisogna evitare sono i doppioni: lo smart working, per essere realmente smart, non può significare replicare da casa il lavoro che si fa in ufficio «perché in questo caso emergerebbero solo gli svantaggi - come l'assenza di coordinamento e di socialità - e non invece i tanti enormi vantaggi che lo smart working può avere». Vittorio Pelligra, professore associato di Politica economica all'Università di Cagliari e componente del gruppo di studio su Economia e sviluppo sostenibile al Ministero dell'Ambiente, non ha dubbi: il futuro è questo, il Covid ha anticipato dei cambiamenti necessari, «la tragedia sanitaria ci ha messo nelle condizioni di ristrutturare l'organizzazione della nostra vita dall'oggi al domani. Lo smart working è l'esempio principale, con un ricorso massiccio al lavoro da casa in moltissimi settori. Il giudizio di Pelligra è comunque positivo «ma è chiaro che lo smart working attivato in una situazione di assoluta urgenza va ripensato. Io preferisco parlare di web design, cioè di riorganizzazione delle mansioni, del ruolo e della figura dei manager». Pelligra dice basta «a un modello ottocentesco in cui il manager comanda e controlla, in cui lavorare significa stare alla scrivania tot ore, con i lavoratori inseriti in una sorta di catena di montaggio». (s.s.)

Le sue posizioni fanno spesso discutere, soprattutto a sinistra, nonostante quella sia da sempre la sua area politica. E anche in epoca post Covid le parole di Pietro Ichino, giuslavorista tra i più apprezzati e politico piuttosto eretico, hanno destato scalpore. Il suo affondo sullo smart working ha fatto gridare allo scandalo i sindacati e ha costretto la ministra Fabiana Dadone a intervenire a difesa dei dipendenti pubblici. Ma lui, Ichino, da quelle posizioni non si muove. «Come si fa a essere contrari a questa forma nuova di organizzazione del lavoro? Chi può essere contrario all'evoluzione tecnologica, a Internet, alla telematica? Ciò a cui sono contrario - e con me, credo, la grande maggioranza degli italiani - è il chiamare "smart working" il letargo che ha caratterizzato gran parte delle amministrazioni pubbliche nei mesi scorsi. Ci è stato detto che quasi tutti i dipendenti pubblici erano impegnati nel lavoro da casa, ma tutti abbiamo avuto sotto gli occhi le amministrazioni inaccessibili e le pratiche rinviate sine die in tutti i settori, da quello tributario alla Motorizzazione civile, alle sovrintendenze, agli ispettorati, agli uffici giudiziari, alla polizia urbana, ai musei. Come facevano a "lavorare da remoto", per esempio, i vigili urbani, i custodi dei musei, gli operatori ecologici, gli uscieri? Anche nella scuola tutti abbiamo constatato che una parte soltanto degli insegnanti si è attivata per la didattica a distanza e il personale tecnico e amministrativo è per lo più rimasto a casa senza alcun compito da svolgere». (al.p.)

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