Funtanazza, da colonia a hotel a 5 stelle
Fino al 1983 ospitava i figli dei minatori: da allora attende interventi di restyling
25 giugno 2020
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ARBUS. Per trentatrè anni, dal 1956 al 1983, la Casa al mare Francesco Sartori è stata la residenza estiva dei figli dei minatori di Montevecchio e Ingurtosu. Ogni estate veniva divisa in tre turni, da giugno a settembre, e ospitava circa 600 bambini più un centinaio di persone con i compiti più svariati. Una struttura che ai tempi - erano i primi anni Cinquanta - costò oltre un miliardo e mezzo di lire, necessari anche per i 18 chilometri di strada per raggiungere la spiaggia di Funtanazza da Montevecchio. C’erano anche tre piscine, di cui una omologata Coni. Per più di trent’anni la colonia di Funtanazza è stata il paradiso estivo dei figli dei minatori. Poi nel 1983 la chiusura. Anche perché nel frattempo era entrata in crisi l’industria estrattiva. E infatti pochi anni più tardi le miniere di Montevecchio - fondate nel 1848 dal sassarese Giovanni Antonio Sanna che aveva ottenuto la concessione perpetua per lo sfruttamento da re Carlo Alberto - cessarono la loro attività. Era il 1991 e i minatori dovettero arrendersi, anche se fino all’ultimo avevano continuato a rivendicare uno sviluppo alternativo.
Ai tempi i comuni di Arbus e Guspini, la Regione e i sindacati, in cambio dell’ok alla chiusura di Montevecchio, erano riusciti a strappare al governo e all’Eni un piano di riconversione dell’area mineraria in zona turistica. Il cosiddetto progetto Mif, acronimo di Montevecchio, Ingurtosu e Funtanazza. Ovviamente quel progetto è rimasto sulla carta. E così dieci anni dopo la Snam - gruppo Eni - ha venduto la società Riva di Scivu srl - che comprendeva sia Funtanazza che l’area di Scivu - a Renato Soru, ai tempi non ancora in politica, anche se poi l’atto definitivo sarà firmato quando aveva già dichiarato di essere pronto a candidarsi a presidente della Regione.
E proprio per il suo doppio ruolo, pubblico e privato, per il caso Funtanazza Soru è stato spesso al centro dello scontro politico. In particolare quando arrivò il via libera della giunta Pigliaru all’hotel a 5 stelle il centrodestra si scatenò. E anche nei giorni scorsi la notizia della bocciatura del progetto perché in contrasto con il Ppr - il Ppr di Soru - aveva suscitato clamore. Invece, l’Ufficio della tutela del paesaggio aveva sollevato alcune eccezioni procedurali e ha poi dato il via libera. «Ristrutturare e diminuire la cubatura di un vecchio edificio non può andare contro i principi del Ppr – aveva commentato Soru –. La filosofia del Ppr era proprio questa: non consumare altro suolo, ma riusare, recuperare a partire proprio dalle zone minerarie. E il progetto è in piena sintonia con quello che abbiamo sempre detto». Ora la parola passa al Comune di Arbus. (al.pi.)
Ai tempi i comuni di Arbus e Guspini, la Regione e i sindacati, in cambio dell’ok alla chiusura di Montevecchio, erano riusciti a strappare al governo e all’Eni un piano di riconversione dell’area mineraria in zona turistica. Il cosiddetto progetto Mif, acronimo di Montevecchio, Ingurtosu e Funtanazza. Ovviamente quel progetto è rimasto sulla carta. E così dieci anni dopo la Snam - gruppo Eni - ha venduto la società Riva di Scivu srl - che comprendeva sia Funtanazza che l’area di Scivu - a Renato Soru, ai tempi non ancora in politica, anche se poi l’atto definitivo sarà firmato quando aveva già dichiarato di essere pronto a candidarsi a presidente della Regione.
E proprio per il suo doppio ruolo, pubblico e privato, per il caso Funtanazza Soru è stato spesso al centro dello scontro politico. In particolare quando arrivò il via libera della giunta Pigliaru all’hotel a 5 stelle il centrodestra si scatenò. E anche nei giorni scorsi la notizia della bocciatura del progetto perché in contrasto con il Ppr - il Ppr di Soru - aveva suscitato clamore. Invece, l’Ufficio della tutela del paesaggio aveva sollevato alcune eccezioni procedurali e ha poi dato il via libera. «Ristrutturare e diminuire la cubatura di un vecchio edificio non può andare contro i principi del Ppr – aveva commentato Soru –. La filosofia del Ppr era proprio questa: non consumare altro suolo, ma riusare, recuperare a partire proprio dalle zone minerarie. E il progetto è in piena sintonia con quello che abbiamo sempre detto». Ora la parola passa al Comune di Arbus. (al.pi.)