La Nuova Sardegna

Turismo, storia e natura: Renato Soru sogna la Costa d'Oro

Alessandro Pirina
Turismo, storia e natura: Renato Soru sogna la Costa d'Oro

Il progetto ad Arbus: la riconversione di 19 chilometri di territorio senza nuovo cemento

25 giugno 2020
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ARBUS. La strada stretta, impervia, a una corsia o poco più, sembra portarti all’inferno, ma quando varchi il cancello dell’ex colonia marina per i figli dei minatori si apre il paradiso. Funtanazza è una delle tante cartoline mozzafiato della Sardegna, spedite tantissime volte e mai arrivate a destinazione. Un pezzo d’isola sconosciuto ai più che attende da anni una seconda chance. A onore del vero, una trentina d’anni fa ci aveva già provato la Snam dopo la chiusura delle miniere di Montevecchio. Ma è soprattutto Renato Soru, con la sua società Riva di Scintu srl rilevata dalla Snam, che da tempo cerca di recuperare l’ex colonia e trasformarla in un hotel a 5 stelle. Un progetto che ha superato l’esame dell’Ufficio di tutela del paesaggio e che ora dovrà passare al vaglio del comune di Arbus.

Turismo di qualità. Nei progetti di Soru non c’è però solo Funtanazza, ma la riconversione di 19 chilometri della costa di Arbus, fino a Capo Pecora. Una rivoluzione all’insegna del binomio turismo e natura che valorizzi l’esistente senza aggiungere nuove costruzioni sulla costa. Perché il pensiero del Soru imprenditore non si discosta da quello del Soru politico, acerrimo nemico del cemento e padre del Ppr, oggi finito nel mirino della maggioranza di centrodestra. Ed è proprio con questa filosofia che l’ex governatore, ormai lontano dalla politica, punta a dare vita alla Costa d’Oro. Un’unica destinazione con un’offerta di 800 stanze per un turismo di qualità, distribuite in un cinque luoghi diversi del territorio di Arbus. Un progetto che ha la supervisione dell’archistar Stefano Boeri, fautore - come lui stesso ha dichiarato nell’intervista alla Nuova di qualche giorno fa - della politica del recupero dell’esistente, della sostenibilità ambientale e della valorizzazione dell’identità storica e culturale del territorio.

Le proprietà di Soru. Di questi 5 distinti luoghi della Costa d’Oro due sono già nella proprietà di mister Tiscali.Uno è appunto l’ex colonia marina di Funtanazza, che dovrebbe diventare un hotel di lusso a 5 piani che si affaccia sul mare, firmato da Antonio Citterio, architetto di fama che ha opere esposte al Moma di New York e al Centro Pompidou di Parigi. Le vecchie piscine oggi abbandonate dovrebbero ospitare un percorso di Spa e cure termali, mentre dietro l’albergo dal recupero dei vecchi magazzini, della direzione e delle infermerie dovrebbero sorgere delle suite. Sempre di Soru è l’area di Scivu - anch’essa acquistata dalla Snam nei primi anni Duemila -, 120 ettari di terreni agricoli che si affacciano sul mare. E l’obiettivo del progetto Costa d’Oro - è messo nero su bianco - è quello di rispettare e valorizzare la natura del luogo e la sua vocazione agricola e di oasi naturalistica attraverso il recupero delle antiche case di minatori e pastori, trasformate in residenze più un albergo rurale.

L’ex villaggio Valtur. Nel progetto di riqualificazione della costa di Arbus rientra anche il recupero del villaggio Valtur di Portu Maga. Dodici fabbricati in muratura per un totale di 118 appartamenti, da anni in stato di abbandono. Ci sono anche un anfiteatro, piscine, campi da tennis e da pallavolo. Il disegno è la trasformazione in un hotel per famiglie e giovani, a 200 metri dal mare.

Le ex miniere. Elemento imprescindibile della Costa d’Oro sono gli edifici delle ex miniere, da Montevecchio a Ingurtosu, fino a Piscinas. Tutte strutture di proprietà della Regione che la stessa Regione ha sempre detto di volere mettere a bando per riconvertirle. La verità è che in questi decenni per la riconversione delle aree minerarie sono state investite tantissime risorse economiche, ma con pochi risultati. Ne è la dimostrazione la clamorosa decisione dell’Unesco di espellere il Parco geominerario dell’isola dai suoi tesori pregiati. L’auspicio di Soru è che invece quelle strutture - molte anche già restaurate - possano essere messe a frutto per un territorio in perenne stato di crisi che attende da anni un’iniezione di concretezza.

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