La Nuova Sardegna

I cittadini Usa potevano sbarcare

I cittadini Usa potevano sbarcare

Il Tar boccia il respingimento deciso dalla Polizia di frontiera a Elmas: «C’erano ragioni di lavoro»

05 luglio 2020
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CAGLIAR. C’erano ragioni di lavoro all’origine dello sbarco all’aeroporto di Elmas dei cinque cittadini americani, quindi la decisione di respingerli potrebbe essere illegittima: è questo il contenuto del decreto col quale il presidente del Tar Francesco Scano ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Corrado Maxia e Marco Porcu per conto dei viaggiatori giunti dal Colorado alle 10.30 del primo luglio a bordo di un velivolo privato e costretti a ripartire alla volta di Birmingham alle 23.30 dello stesso giorno per ragioni legate al pericolo di contagio da covid-19. Tecnicamente il Tar ha accolto la domanda di misure cautelari monocratiche per l’annullamento o sospensione dei provvedimenti di respingimento emessi dall’ufficio della Polizia di frontiera, fissando per il prossimo 5 agosto la trattazione nel merito in camera di consiglio, quando sarà un collegio di giudici a valutare la fondatezza dell’istanza. Fino a quella data il provvedimento di respingimento è sospeso, quindi i cittadini americani - che viaggiavano insieme ad altri, tra cui una giovane donna di Oristano - potrebbero tornare a Elmas in qualsiasi momento.

La decisione espressa nel decreto non è definitiva, il contenuto dell’atto però sembra anticipare il ragionamento seguito dal giudice: una delle cittadine americane, all’arrivo al posto di polizia di Elmas, aveva spiegato che il viaggio in Sardegna non era una semplice vacanza al mare ma un impegno legato alla possibilità di trattare la compravendita per investimento di alcuni immobili. Un viaggio di lavoro, che probabilmente avrebbe consentito ai cinque americani coi loro bambini di unire l’utile degli affari al dilettevole del paesaggio sardo. Secondo il giudice Scano l’esigenza di lavoro manifestata avrebbe consentito ai cinque viaggiatori di scavalcare il divieto imposto dal decreto presidenziale dell’11 giugno 2020 di consentire lo sbarco in Italia di cittadini in arrivo da paesi a forte incidenza di contagio da covid-19, come gli Stati Uniti. Da qui la decisione di accogliere il ricorso d’urgenza ritenendo - scrive il magistrato - che sussista il danno di particolare gravità indicato dai due legali. In una nota gli avvocati Maxia e Porcu confermano nei confronti della Polizia di Frontiera «la stima totale sia da parte nostra che da parte dei nostri clienti» e spiegano che «effettivamente il primo luglio era presente un vuoto normativo, dovuto alla strana situazione determinata dal Dpcm scaduto il 30 giugno e la nuova ordinanza del Ministero della Salute, recante la data del 30 giugno ma pubblicata il 2 luglio. Una situazione di difficile gestione che gli agenti hanno gestito cercando di fare il loro dovere nel miglior modo possibile». (m.l)

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