La Nuova Sardegna

Il trenino verde riparte e il viaggio diventa social

di Claudio Zoccheddu
Il trenino verde riparte e il viaggio diventa social

Da Palau a Tempio con blogger e influencer: «Così promuoviamo l’isola» 

11 luglio 2020
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INVIATO A PALAU. La sensazione è che da un momento all’altro salti fuori Hercule Poirot e inizi a fare domande su un omicidio appena commesso. Ma il Trenino verde della Sardegna non è l’Orient Express, anche se la somiglianza è notevole. Per questo a bordo non c’è alcun detective da libro giallo. Perché la star è la Sardegna con le sue bellezze più nascoste e i suoi panorami meno conosciuti. E sugli scomodi sedili in legno delle carrozze classe 1929 ci sono solo le stelle del nuovo millennio. Influencer che non raccolgono indizi ma che a colpi di “post” o di “hashtag” possono comunicare al mondo il ritorno in piena attività delle ferrovie turistiche della Sardegna, questa volta sulla tortuosa strada ferrata che da Palau arriva a Tempio. Un viaggio social con l’isola protagonista.

Il viaggio. Si parte alle 9 e già il caldo è insopportabile. Al punto che l’idea di mandare tutto all’aria, fare marcia indietro e stendere il telo da mare sulle spiagge sull’arcipelago della Maddalena diventa all’improvviso più che accettabile. Il sogno di un tuffo rinfrescante dura un attimo perché quando il capotreno fischia sono tutti a bordo con le mascherine sul viso, l’unico postumo del Covid che si respira durante il viaggio. A parte il distanziamento sulle panche in legno che limita la capienza del trenino. Poi il caldo diventa un fattore importante e le mascherine calano di qualche centimetro fino a mostrare i sorrisi della scoperta e il brivido di una boccata d’aria fresca. La carrozza è un esempio perfetto della tecnica delle officine Breda, che negli anni 30 erano le limousine dei viaggi su rotaia. Novanta anni dopo l’età si sente ma il fascino è indiscutibile. Il convoglio è spinto dalla forza di due motori diesel Isotta Fraschini a sei cilindri. Il treno va che è una bellezza e quando sfiora la velocità massima, 30 chilometri all’ora, dai finestrini entra un alito di vento fresco. Dura tutto un attimo perché la prima fermata è un fuori programma. Quando la salita aumenta, il trenino arranca e si ferma. I motori non ce la fanno. Si ritenta. Il macchinista inverte la marcia e torna indietro per qualche centinaia di metri. Poi, si riprova. Ma con una rincorsa più decisa. Il trenino sbuffa prepotentemente ma questa volta scollina. Fuori dal finestrino scorrono i colori della campagna. Il verde delle sugherete e il grigio del granito sono la visione rilassante fino alla fermata di Arzachena, dove la stazione è anche un piccolo museo etnografico. All’interno i costumi della tradizione, indossati per l’occasione da Grazianeddu di Orgosolo, che non è chi si potrebbe pensare ma solo un manichino. È anche il tempo di dare uno sguardo ai motori del 1958 che prima hanno dato qualche grattacapo. Sembra tutto a posto e si riparte perché la prossima tappa è il bacino del Liscia, che compare tra la boscaglia come una visione. L’acqua è talmente ferma che il lago sembra uno specchio. Sulla sponda c’è già Sandro Bandinu, armatore e capitano del battello fluviale. Mezz’ora di navigazione: “Un giro veloce”, dice il capitano. Prima di arrivare a Tempio c’è la fermata a Luras. Alla stazione c’è tutta la Pro Loco che aspetta con un aperitivo a base di vermentino per i viaggiatori. La tappa potrebbe essere più lunga ma è tardi e c’è un pranzo da consumare. E allora il treno ferma proprio davanti al ristorante. L’ultima tappa prima del rientro è la stazione di Tempio, dove lo sportello della biglietteria è il gemello di quello del telegrafo. Il viaggio indietro nel tempo si completa in officina, dove riposa una carrozza Bauchiero del 1913 che, all’epoca, era sinonimo di lusso. E in effetti è un trionfo di imbottiture di velluto e passamani in ottone. «Ce ne sono pochissime così, ma questa in più delle altre può viaggiare», spiega Alessandro Langiu, responsabile del marketing di Arst. Il ritorno è meno romantico, ma anche più veloce. Questa volta il trenino verde è una littorina del 1958. Capita.

Promozione online. Se l’involucro ha il fascino intramontabile del vintage, l’interno ha un cuore di modernità. I passeggeri del secondo vagone sono blogger, influencer e tutto quello che può servire per la promozione sui canali sul web. Ci sono Sara Muggittu e Marco Bellu, creatori del profilo Instagram Viaggio in Sardegna ed esperti fotografi. Hanno un’idea precisa sul futuro del trenino verde e del turismo nell’isola: creare due nuove stagioni turistiche, l’autunno e la primavera. «Destagionalizzare è una parola bruttissima – dicono – meglio puntare a qualcosa di nuovo. Il trenino verde è un’occasione ma deve essere una base di partenza a cui affiancare servizi ed esperienze. Poi c’è Giuseppina Deligia, sul treno in veste di travel blogger e autrice del blog “bimbo in spalla” che racconta i viaggi dal punto di vista di chi si muove con un bimbo piccolo: «È un’iniziativa perfetta per le famiglie ma anche un modo per offrire a mio figlio una nuova esperienza. La promozione turistica è importante, fondamentale, ma sento anche la responsabilità di fargli conoscere la sua terra». A bordo c’è anche Erykainviaggio, travel blogger di San Pantaleo: «Funziona ma può essere solo un collante. Non può essere un mero mezzo di trasporto, per quanto bello. Ci deve essere coesione e impegno degli operatori turistici, delle guide turistiche, delle cantine». Insieme, si può fare.

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