La Nuova Sardegna

L’avvocato: giudicato criminale a sua insaputa

L’avvocato: giudicato criminale a sua insaputa

Murrighile: era stato ritenuto colpevole senza la possibilità di difendersi, questo ha convinto i giudici

11 luglio 2020
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SASSARI. «Forse sarebbe stato più semplice dimostrare la sua innocenza, creare un alibi, smontare le accuse, provare la sua totale estraneità ai fatti. Visto che Mauro Degortes ha sempre vissuto in Corsica e non ha mai messo piede a Nantes. Ma opporsi a una richiesta di estradizione su una sentenza di colpevolezza già esecutiva, era tecnicamente più complicato. Ha richiesto un lungo e meticoloso lavoro di studio degli ordinamenti giudiziari italiano e francese». L’avvocato olbiese Giampaolo Murrighile ha dovuto puntare su tre aspetti: «Il primo è la violazione del diritto di difesa dell’imputato. La condanna è stata emessa dopo un processo durato tre mesi, celebrato senza un difensore, e senza sentire testimoni, solo sulla base di una serie di atti». Degortes ha saputo di essere un plurirapinatore solo dopo 30 anni dal crimine, senza che gli fosse mai notificata un’apertura di indagine, un’accusa, un’udienza. È rimasto all’oscuro di tutto, perché in Francia i processi in contumacia si svolgono spesso secondo queste modalità. «Eppure sono stati abrogati dalla Cedu, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, che ha disposto che si debbano rifare– dice l’avvocato Murrighile – ma l’aspetto più rilevante, in questa vicenda giudiziaria, è un altro, ed è su questo che abbiamo insistito. Degortes non ha avuto alcuna possibilità di difendersi, di nominare un avvocato, di portare in aula dei testimoni. In sostanza non ha potuto usufruire di quei diritti che invece un tribunale italiano gli avrebbe concesso. Da noi, i processi in contumacia non vanno avanti se l’imputato è completamente all’oscuro del procedimento, se non è stato nominato un legale. E il nostro ordinamento stabilisce anche che, qualora i diritti alla difesa non siano stati rispettati dal paese richiedente, allora l’estradizione non potrà essere accordata. È stato proprio questo il nostro argomento più incisivo». Poi c’è un altro aspetto: le due rapine a mano armata sono state commesse una, il 19 ottobre 1989, l’altra, il 27 aprile 1990, cioè trent’anni fa. Significa che in Italia quei reati risulterebbero già prescritti. Ma in Francia, al contrario, la sentenza di condanna resta ancora valida, ed è per questo che è scattato il mandato di cattura europeo, l’arresto e successivamente la richiesta di estradizione. Un braccio di ferro legislativo tra due paesi che applicano regole molto differenti. In mezzo a questa disputa un uomo che si è sempre dichiarato innocente e sul quale ha pesato la spada di Damocle di vent’anni di reclusione.

Alla fine la Corte d’Appello di Sassari non ha concesso l’estradizione, perché ha ritenuto che non ci fossero i presupposti legali per accordarla. Le ragioni, nel dettaglio, si conosceranno solo tra qualche settimana, con le motivazioni della sentenza. Ma da ieri Mauro Degortes non deve più presentarsi dai carabinieri, e porre la firma. La linea netta che traccia adesso è quella col passato. Ora inizia una vita serena. (lu.so.)

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