La Nuova Sardegna

«In albergo ci sfruttano» Si dimettono 50 cameriere

di Kety Sanna
«In albergo ci sfruttano» Si dimettono 50 cameriere

L’accusa al Villaggio Palmasera: «Più ore di lavoro con la stessa retribuzione»

12 luglio 2020
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DORGALI. Ci sono casi in cui bisogna avere il coraggio di dire “no grazie” e continuare a portare avanti la ricerca di un lavoro anche se non si hanno proposte in vista. Proprio com’è successo qualche giorno fa a 25 lavoratrici del villaggio Palmasera di Cala Gonone, che dopo aver iniziato la stagione con un contratto di 7 ore full time per 1100 euro al mese, a pochi giorni si sarebbero viste avanzare dal loro datore la proposta di lavorare ore in più ma con la stessa paga. Fatto che ha scatenato la protesta sfociata nelle dimissioni della governante e delle cameriere ai piani del villaggio turistico.

Filomena, 56 anni, che per 24 è stata addetta alla lavanderia nella struttura turistica di proprietà della famiglia di Ferruccio Checchi, l’imprenditore turistico sequestrato nel 1995 e morto lo scorso marzo a 85 anni, parla anche a nome delle sue colleghe e racconta la dolorosa e deludente esperienza dopo anni di lavoro in cui, oltre a condizioni contrattuali diverse, con gli imprenditori c’era un rapporto di cordialità e fiducia. «Per oltre 20 anni abbiamo lavorato come cameriere al piano, occupandoci della lavanderia, delle camere, degli spazi comuni – dice la donna –. A settembre scorso abbiamo chiuso la stagione in bellezza: eravamo felici, soddisfatte e orgogliose del nostro lavoro. Il Covid ha allungato i tempi della ripresa, facendo slittare la nuova stagione di oltre due mesi. A giugno, però, per noi le cose sono cambiate».

La famiglia Checchi a ottobre ha dato in gestione la struttura per 18 anni a una società siciliana che ha affidato il contratto di fornitura servizi alla Cumlabor srl, che si occupa anche dei contratti. Le cinquanta dipendenti storiche del Palmasera, si sono così trovate di fronte a nuove condizioni. Dopo mesi di attesa, a giugno la bella notizia della riapertura ma con un contratto diverso. Prendere o lasciare.

«Metà del gruppo – racconta ancora Filomena – ha deciso di rifiutare subito la proposta, mentre io e le altre abbiamo firmato. Il 16 giugno abbiamo ripreso i nostri ritmi, con l’entusiasmo di sempre, iniziando alle 7 del mattino e finendo intorno alle 15 del pomeriggio, per iniziare a sistemare gli oltre 1200 posti letto della struttura. In due settimane non abbiamo visto un giorno di riposo. Eravamo comunque felici e soddisfatte perché grazie al lavoro di squadra avevamo raggiunto il giusto equilibrio e riuscivamo a finire il lavoro nell’orario stabilito. Nonostante tutto, per il direttore le cose dovevano cambiare: non dovevamo garantire solo sette ore e, visto che eravamo come una famiglia, dovevamo poter rimanere ore in più, senza avere, però, alcuna modifica alla retribuzione. In due settimane abbiamo fatto tanto: accolto le 700 persone arrivate nel periodo e organizzato tutti i settori». Ma ad abbandonare il villaggio Palmasera a stagione appena iniziata, prima ancora delle cameriere sarebbero stati i lavapiatti. «Si sono dimessi tutti – prosegue Filomena –. Ne è rimasto solo uno che pochi giorni fa è stato licenziato. Poi è toccato a noi. Abbiamo cercato di spiegare che lavorare a quei ritmi non era possibile e che, sarebbe stato più logico assumere altro personale. Ma la società è stata irremovibile. Così, davanti a un muro, dove è chiaro che il lavoratore è considerato alla stregua di una macchina, abbiamo deciso di rifiutare. Ci siamo dimesse in massa. A dire il vero non abbiamo percepito tanta disperazione da parte dell’azienda davanti alla nostra comunicazione. Solo dopo abbiamo capito il perché: un altro gruppo di donne di una struttura che quest’anno non è stata riaperta ci ha sostituite. Siamo rimaste deluse e amareggiate di fronte a tanta insensibilità. D’altra parte – aggiunge – noi non abbiamo deciso di lasciare perché non avevamo più voglia di lavorare, ma solo per il fatto che, di punto in bianco, il nostro contratto non è stato più rispettato».

Il gruppo storico delle cameriere del Palmasera si è già messo in moto per trovare nuova occupazione. «A Dorgali il lavoro non manca – conclude Filomena –. Io ho già ricevuto nuove proposte, ne sto valutando una, mentre le altre le ho girate alle colleghe che come me hanno tanta voglia di lavorare».

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