La Nuova Sardegna

L’assessore Chessa: fatto gravissimo

L’assessore Chessa: fatto gravissimo

Ardau, Uiltucs: il settore si presta allo sfruttamento. La società resta in silenzio

12 luglio 2020
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DORGALI. I telefoni del villaggio Palmasera di Cala Gonone hanno continuato a squillare all’infinito. Per tutta la giornata di ieri nessuno ha risposto. Neppure con gli uffici della Cumlabor srl, dai quali si sarebbero potuti avere maggiori chiarimenti sulla vicenda delle dimissioni delle storiche cameriere della struttura, è stato possibile avere informazioni. L’azienda che aveva ripreso l’attività ai primi di giugno, dopo venti giorni si è trovata con il resort pieno di turisti e senza più personale. Andato via a causa del presunto cambio improvviso delle condizioni contrattuali.

«Che il turismo sia un settore che si presta a grandi sfruttamenti, a prestazioni di lavoro in nero e a una serie di maltrattamenti, non è una novità» dice Cristiano Ardau, segretario generale Uiltucs Sardegna che si occupa di vertenze sul turismo, commercio e servizi, e che partendo dal fatto che prima occorre verificare come realmente sono andate le cose al villaggio di Cala Gonone, dice di non essere stupito.

«La storia non mi scandalizza. Ogni fine stagione turistica riceviamo centinaia di segnalazioni: per stipendi non pagati, ore non retribuite. La crisi – continua Ardau – ha causato l’abbattimento dei costi del lavoro e a farne le spese sono proprio i dipendenti stagionali. Il settore turistico e ricettivo è stato colpito e messo a dura prova stimolando modalità di lavoro low cost. Inoltre – aggiunge il segretario Uiltucs – i comportamenti scorretti di qualche imprenditore si possono ripercuote anche sugli altri sani». Per Cristiano Ardau ci vorrebbe più rispetto verso i lavoratori e si dovrebbero intensificare i controlli da parte delle autorità, in modo tale che gli imprenditori non scarichino i costi della crisi sui dipendenti. Anche l’assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa, dice che «se fosse vero, sarebbe un fatto gravissimo anche alla luce delle risorse che l’amministrazione regionale ha messo a disposizione per il settore. Prima di giudicare, però, – sottolinea – occorre conoscere bene i fatti e sentire tutte le campane. Resta grave, in ogni caso, il fatto che oggi possano sentirsi ancora storie simili. Capisco anche il disagio per la struttura, che si è trovata all’improvviso senza lavoratori. Per fornire servizi di qualità occorre personale qualificato e trovarlo subito non è sempre facile. Queste – conclude Chessa – non sono notizie che fanno bene all’immagine turistica della Sardegna. È un fatto che deve farci riflettere».

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