La Nuova Sardegna

Miele sardo in crisi crollo fino all’80% e concorrenza estera

di Antonello Palmas
Miele sardo in crisi crollo fino all’80% e concorrenza estera

È un anno da dimenticare, 1800 produttori sono a rischio Appello alla Regione: sblocchi gli aiuti per la siccità del 2017 

12 luglio 2020
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SASSARI. Troppo dolce per resistere a un triplice attacco: al miele sardo, pluripremiato nei concorsi internazionali, è riconosciuta una qualità insuperabile, ma non basta per far fronte ai cambiamenti climatici, all’invasione di prodotti di infimo livello (se non addirittura non di origine animale, due barattoli su 3 sono importati) e, come se non bastasse, ora ci sono anche la crisi del turismo e il blocco delle feste e delle sagre nelle quali era possibile commercializzare al di fuori della grande distribuzione, che con le sue regole taglia fuori i piccoli. Secondo elaborazioni Coldiretti (su dati Istat) il 40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina. Risultato: per Coldiretti Sardegna 1767 apicoltori rischiano di dover dismettere i 66.773 alveari presenti in Sardegna. A rischio soprattutto gli 828 professionali (939 sono in autoconsumo, i cosiddetti hobbisti).

Annus horribilis. A lanciare l’allarme è Coldiretti Sardegna, che parla di un crollo dell’80% e del rischio di chiusura per le aziende sarde. Il 2020 si è trasformata in una delle annate più negative, tanto da richiamare gli anni neri del 2017 e del 2012. Le produzioni primaverili di miele sono state quasi nulle: nel sud Sardegna si sono fermate al 20%, circa 4 chili per arnia rispetto ai 20 chili di media. A salvarsi, per modo di dire, sono state solo alcune aree del centro-nord Sardegna e Logudoro (che rappresentano circa il 15% del settore sardo) dove le perdite si sono fermate al 50%. Secondo l’organizzazione Apiaresos solo Gallura, Barbagia e Ogliastra hanno limitato i danni, ma nel Campidano che fornisce il grosso del prodotto è stato un vero disastro.

Campagna compriamo sardo. L’unico modo che ha il consumatore per aiutare il settore – dice Coldiretti Sardegna – è scegliere i barattoli isolani (l’organizzazione lancia l’hashtag #compramielesardo). «Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un prodotto garantito del quale conosciamo l’origine» chiede il direttore Luca Saba, ricordando che l’indicazione “Italia” certifica che il miele è raccolto interamente sul territorio nazionale. Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Ue, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ce”, Se proviene da Paesi extracomunitari “miscela di mieli non originari della Ce”, mentre, se si tratta di un mix, va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ce”.

Burocrazia. In un quadro così difficile, essenziale sarà ciò che potrà (finalmente) fare la politica: «Circa il 70% degli apicoltori aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017 – ricorda il presidente di Coldiretti Battista Cualbu – una lentezza ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni nell’incertezza assoluta. Cosi come si riscontrano altri ritardi sulla legge 19 del 2015 che concede contributi agli apicoltori. A distanza di 5 mesi dalla presentazione delle domande, ancora non si conoscono neppure le graduatorie, così che nell’incertezza gli apicoltori non sono in grado di pianificare i propri investimenti aziendali».

Le mazzate climatiche. I mieli primaverili sono in forte crisi, quest’anno sarà molto difficile trovare miele di arancio sardo perché gli agrumi in forte stress per il clima anomalo hanno fiorito con un mese di anticipo, senza una secrezione nettarifera sufficiente alla raccolta. Le fioriture prodotte sono prevalentemente di macchia mediterranea ed asfodelo, assente quella di cardo. L’ancora di salvezza sarebbe potuta essere in estate l’eucalipto, ma è andata male: «Quest’anno la produzione, già condizionata da una primavera secca, è stata prima bloccata per il freddo da una settimana di maestrale – spiega il presidente di Apiaresos, Nino Schirra – nel momento di maggior produzione nettarifera degli alberi, quindi in rapida successione in Campidano è arrivata una sciroccata che ha asciugato tutto». Inoltre la presenza della psilla, parassita delle piante, sta annullando la secrezione nettarifera della pianta fermando la produzione a circa 8 chili ad arnia. Ma c’è un altro fenomeno nel quale la politica ha una buona dose di responsabilità: gli incentivi a fornire legname alle centrali a biomassa – spiega Schirra – in assenza di altro materiale stanno spingendo molti a tagliare gli eucalipti e questo rappresenta un grosso problema per gli apicoltori».

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