La Nuova Sardegna

Il Geovillage di Olbia nel mirino di un fondo americano

Tiziana Simula
Il Geovillage di Olbia nel mirino di un fondo americano

La trattativa avviata dallo York capital è stata per ora bloccata dall’epidemia

16 luglio 2020
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OLBIA. Nell’intricata vicenda del Geovillage finita sotto i riflettori della Procura di Tempio con quattro indagati per presunta turbativa d’asta, spunta un acquirente. Eccellente. Sul complesso turistico-sportivo costruito dall’ingegnere imprenditore Gavino Docche e oggi ancora gestito dal figlio Fabio – complesso dichiarato fallito nel 2016 dal tribunale di Tempio – aveva messo gli occhi lo York capital management, fondo americano di investimento con sede a New York City e uffici a Londra e Hong Kong, che gestisce un capitale stimato in circa 20 miliardi di dollari. In Italia il fondo York investe soprattutto nel settore alberghiero e immobiliare e voleva acquisire il Geovillage utilizzando lo strumento del concordato fallimentare. Aveva già mosso i suoi passi in quella direzione, per acquisire gli atti necessari per poter poi presentare al tribunale la proposta di concordato fallimentare. Che dev’essere prima ammessa dallo stesso tribunale e, poi, valutata e votata dai creditori. Per il fondo York, quella del Geovillage, era una bella operazione. Ma si è fermata presto. Colpa del Covid che ha bloccato l’attività dei tribunali. E ora c’è pure l’inchiesta che vede indagati con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta Gavino Docche (a cui viene contestata anche la bancarotta fraudolenta), il figlio Fabio, il direttore del Cipnes Aldo Carta e il curatore fallimentare Giancarlo Fenu.

Il fondo York. I primi passi verso l’investimento gallurese, vengono mossi nel dicembre 2019 quando il fondo York presenta istanza di accesso agli atti in tribunale, manifestando, appunto, il suo interesse all’acquisizione del complesso al curatore fallimentare e al giudice delegato. Il fondo e la sua equipe di consulenti ricevono la documentazione richiesta e da quel momento si mettono al lavoro per preparare la proposta. Cominciano quindi le interlocuzioni col curatore fallimentare ma anche col Cipnes che su quell’immobile vanta dei diritti, così come emerge dall’ispezione ipotecaria eseguita sul bene da parte del Fondo. Esiste infatti un accordo stipulato tra la curatela e il Cipnes, sentito il comitato dei creditori, nel quale il Cipnes, cerca di tutelare oltre ai crediti vantati nei confronti del fallimento, anche la finalità originaria di pubblica utilità enunciata nella vendita dei terreni a Sviluppo Olbia di Gavino Docche. Ovvero i futuri acquirenti devono mantenere l’attività di impresa esistente. Un accordo nel quale il Cipnes esercitava le sue prerogative alla luce di una sentenza del Tar.

A gennaio e febbraio, il fondo York si mette al lavoro sui numeri per elaborare la proposta di concordato fallimentare, anche attraverso interlocuzioni con la Real Effegì srl, di cui è presidente Fabio Docche, figlio del patron Gavino, a cui il tribunale ha affidato la gestione in virtù del diritto di prelazione. Ma a marzo la pandemia blocca tutto.

L’inchiesta. Ora a congelare qualsiasi operazione sul Geovillage, c’è l’inchiesta della Procura coordinata dal procuratore capo Gregorio Capasso e condotta dal pool di magistrati di cui fanno parte i sostituti Luciano Tarditi e Nadia La Femina. Una settimana fa, la guardia di finanza di Olbia ha perquisito gli uffici del Geovillage, del Cipnes e lo studio del curatore fallimentare sequestrando documentazione sulla procedura fallimentare.

I difensori. Ma ieri, per alcuni indagati sono arrivati dei provvedimenti positivi. Gli avvocati Bruno Cuccu e Pasquale Ramazzotti, che assistono Fabio Docche, hanno ottenuto dalla Procura il dissequestro dei contanti che erano stati bloccati durante la perquisizione. «Abbiamo provato la provenienza lecita al pm Luciano Tarditi, che ha disposto il dissequestro e l’immediato ritiro della somma da parte dell’indagato – dicono i difensori – Per ulteriori valutazioni sulle contestazioni addebitate a Fabio Docche, attendiamo di prendere visione completa del fascicolo delle indagini». I difensori di Giancarlo Fenu, gli avvocati Paola Puddu, Lorenzo Soro e Anna Soro, che già da qualche giorno hanno iniziato a prendere visione di una parte degli atti d'indagine, si dicono sereni. «L’iscrizione nel registro degli indagati del curatore fallimentare in circostanze come questa, è un atto dovuto – dicono –. Stiamo già predisponendo gli atti difensivi a dimostrazione della totale estraneità alle accuse mosse a Fenu, nonché della regolarità del suo operato in relazione alla procedura fallimentare della Sviluppo Olbia. Ieri, inoltre, il presidente del comitato dei creditori di Sviluppo Olbia non solo non ha votato a favore della revoca dell’incarico a Fenu, ma ne ha lusingato l’attività nella sua qualità di curatore». Gavino Docche è difeso dagli avvocati Pietro Carzedda e Gianluca Tognozzi, Aldo Carta, invece, dall’avvocato Marzio Altana.

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