La Nuova Sardegna

Alghero, i genitori di Alberto: «Giudici e soldi non ci restituiranno nostro figlio»

Luca Fiori
Alghero, i genitori di Alberto: «Giudici e soldi non ci restituiranno nostro figlio»

L’angoscia senza odio del padre e della madre del ragazzo ucciso: «Non chiedevamo vendetta, ma giustizia»

16 luglio 2020
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SASSARI. «Nessuna sentenza potrà restituirci nostro figlio Alberto e non sta a noi dire se i quindici anni e quattro mesi della condanna siano troppi o pochi per quello che è successo». Non avevamo mai manifestato odio, rancore o desiderio di vendetta i genitori del 19enne ucciso ad Alghero ad aprile dello scorso anno dall’amico Lukas e non lo hanno fatto neanche ieri a fine mattinata, quando il giudice dell’udienza preliminare Michele Contini ha pronunciato la sentenza nei confronti di uno dei migliori amici del loro unico figlio. Poco dopo le 14 sorretta da una parente, Mariella Alivesi abbandona l’aula in lacrime e non trova le forze per commentare la decisione che ha accolto quasi completamente la richiesta del pubblico ministero Mario Leo.

A nome di entrambi parla il marito Antonello Melone, mentre Lukas Saba lascia il tribunale insieme al suo difensore, l’avvocato Gabriele Satta, per raggiungere i suoi genitori che hanno preferito attendere la decisione del gup fuori dal palazzo di giustizia. Prima della sentenza l’imputato aveva letto in aula una lettera nella quale chiedeva perdono.

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«Da genitori – prosegue Antonello Melone – abbiamo ascoltato quelle parole e accettiamo questo gesto da parte di Lukas. Noi non abbiamo mai cercato vendetta, ma dal primo giorno abbiamo chiesto di conoscere la verità e di avere giustizia. Non so se mai arriverà un risarcimento – prosegue il padre di Alberto mentre anche i suoi occhi si riempiono di lacrime – ma in quel caso daremo tutto in beneficenza. Non ci serve niente – conclude Antonello Melone – l’unica cosa che avremmo voluto è vedere crescere nostro figlio, ma ora nessuno giudice e nessuna somma di denaro potrà cambiare quello che è successo».

Qualche giorno dopo la morte del figlio Mariella Alivesi e Antonello Melone in una lettera inviata al giornale aveano mostrato tutta la loro dignità: Vorremmo che quello che è successo sia da monito per tutti i giovani, ma anche per gli adulti – avevano scritto – la vita merita rispetto, amore e cura. I sogni di un diciottenne non possono spegnersi per un gioco sciagurato».

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