La Nuova Sardegna

Il colpo di pistola mortale pagato con 15 anni e 4 mesi

di Luca Fiori
Il colpo di pistola mortale pagato con 15 anni e 4 mesi

Condanna per Lukas Saba, responsabile dell’uccisione di Alberto Melone La tragedia avvenne in una casa in Piazza del Teatro il 5 aprile dell’anno scorso

16 luglio 2020
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SASSARI. Quando il giudice dell’udienza preliminare Michele Contini ha letto la sentenza di condanna a quindici anni e quattro mesi nei confronti di Lukas Saba, Mariella Alivesi, la mamma di Alberto Melone – ucciso il 5 aprile del 2019 ad Alghero da un colpo di pistola sparato dal suo migliore amico durante un gioco finito in tragedia – non è riuscita a trattenere le lacrime.

Sorretta dal marito Antonello Melone e da una parente, la donna subito dopo ha lasciato l’aula del tribunale di Sassari insieme ai difensori di parte civile senza dire una parola. Lukas, 19 anni come la vittima, ha guardato in silenzio quei due genitori andare via distrutti dal dolore e per qualche secondo è rimasto impietrito accanto al suo difensore, l’avvocato Gabriele Satta.

Le motivazioni della sentenza si conosceranno fra trenta giorni. Per ora si sa che Lukas Saba dovrà scontare 15 anni e quattro mesi di carcere per aver premuto volontariamente il grilletto della pistola Derringer calibro 22 sottratta al padre per farsi grande con gli amici. Una perizia che il pubblico ministero Mario Leo aveva affidato alla psichiatra Veronica Dessì, aveva stabilito – durante la fase di indagini – che il giovane era affetto da una semi infermità.

Per questo motivo durante la requisitoria il pm ieri mattina ha ritenuto che il 19enne dovesse beneficiare di uno sconto di pena, sollecitando una condanna finale a sedici anni di carcere, tenendo conto anche dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato. Il giudice ha accolto quasi completamente la richiesta, disponendo anche l'interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, quella perpetua da incarichi elettivi, più una provvisionale di 100mila euro per ciascuno dei genitori della vittima, Antonello Melone e Mariella Alivesi, costituiti parte civile con gli avvocati Francesco Carboni, Nicola Satta e Gavinuccia Arca.

Lukas Saba, che da sei mesi è affidato alla comunità di recupero “S’Aspru” di Siligo, prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio per la decisione ha voluto leggere una lettera di scuse rivolta ai genitori di Alberto. Il suo difensore ha provato a convincere il giudice che il 19enne non voleva uccidere il suo amico e ha prodotto una dichiarazione di padre Salvatore Morittu, fondatore della comunità di Siligo in cui Lukas si trova agli arresti domiciliari. L’accusa nei suoi confronti però era troppo pesante per sperare in una pena più bassa: omicidio volontario e porto illegale della pistola. L’avvocato Satta ha già annunciato che, una volta lette le motivazioni della sentenza, presenterà ricorso in appello.

La sera della tragedia Lukas, Alberto e altri due amici erano andati via dal bar dei genitori della vittima e, prima di uscire per l’inaugurazione di un locale estivo, avevano deciso di intrattenersi nel monolocale che l’imputato utilizzava come punto d’appoggio in piazza del Teatro quando usciva con gli amici. E si trovava lì anche nelle ore immediatamente successive alla tragedia, quando venne prelevato e accompagnato nella caserma dei carabinieri di Alghero per essere perquisito e poi interrogato. Il giovane aveva spiegato agli inquirenti che si era trattato di un tragico incidente. «Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina e stavamo bevendo», aveva detto. «Stavamo giocando a puntarci la pistola, poi è partito il colpo, ma io pensavo che fosse scarica», era stata la sua versione, che nonostante le conferme degli altri due ragazzi presenti al momento del delitto non era servita a evitargli il carcere. E ora la condanna per omicidio volontario.

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