La Nuova Sardegna

Frode fiscale da 170 milioni Barrack sarà processato

di Tiziana Simula
Frode fiscale da 170 milioni Barrack sarà processato

Il magnate americano a giudizio insieme a Pasqualone, Persico e altri 10

26 luglio 2020
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PORTO CERVO. Sarà al centro di un processo il passaggio di mano della Costa Smeralda avvenuto nella primavera del 2012 dalla Colony Capital del finanziere americano Tom Barrack al fondo sovrano del Qatar. Vendita per la quale, secondo l’inchiesta condotta dall’allora procuratore Domenico Fiordalisi, sarebbe stata commessa una frode fiscale di 170 milioni di euro. L’investitore immobiliare americano, caro amico e alleato del presidente Donald Trump, è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Tempio Caterina Interlandi per “sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte”(ovvero frode fiscale), insieme ad altri dodici imputati, tra i quali il consulente fiscale Stefano Morri, Mariano Pasqualone, all’epoca dei fatti amministratore della Sardegna Resort, i manager della Colony, il consigliere d’amministrazione della Colony, Andrea Ottaviano, e il presidente del Consorzio Costa Smeralda Renzo Persico. Secondo le accuse, in concorso tra loro, in maniera fraudolenta, avrebbero sottratto somme al fisco calcolate in 170 milioni di euro, dovuti per le plusvalenze tra il costo iniziale e quello finale di vendita, dati sempre contestati dalle parti venditrici e acquirenti. Per Barrack cade l’accusa, per non aver commesso il fatto, di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al 2012 con un’evasione delle imposte pari a 73 milioni di euro, mentre per lo stesso capo d’imputazione sono stati rinviati a giudizio i manager della Colony Capital, Jonathan Grunzweig, David Monahan e Claude Baer. Imputati prosciolti, infine, per altri due capi d’imputazione relativi a omessi versamenti Iva.

Il processo per i tredici imputati – stralciata la posizione del quattordicesimo, Mohammad Yusof, amministratore della Qatar holding, perché irreperibile –, comincerà il 10 dicembre davanti al giudice monocratico. Insieme a Tom Barrack dovranno affrontare il processo Mariano Pasqualone, Philippe Lenglet (manager Colony capital), Jonathan Grunzweig (manager Colony capital), Thomas Harrison (manager Colony capital), David Monahan (manager Colony capital), Claude Baer (manager Colony capital), Oedro Das Neves Fernades Gouveia (manager Colony capital e Tpg Axon), Renzo Persico (presidente Consorzio Costa Smeralda), Enrico De Cecco (manager Colony), Stefano Morri (consulente fiscale), M.L.B. (consulente fiscale), Andrea Ottaviano (consigliere d’amministrazione Colony).

La decisione del gup è arrivata a quasi tre anni dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Tempio (ottobre 2017) in un caldo sabato di fine luglio, un’udienza straordinaria in un giorno della settimana inusuale per i processi, come per voler chiudere prima della pausa di agosto un procedimento giudiziario che si trascina ormai da anni, di rinvio in rinvio. È l’ultimo spezzone delle inchieste sulla Costa Smeralda dell’era Fiordalisi. Filone che riguarda, appunto, il presunto mancato pagamento in Italia dell’imposta dovuta al momento della vendita della Costa Smeralda dalla Colony capital all’emiro del Qatar. Accuse insussistenti per le difese, come ribadito nelle discussioni. O eventualmente reati da dichiarare prescritti.

Naufragata la possibilità di spostare il processo a Milano: i difensori di Barrack, gli avvocati Paola Severino e Francesco Centonze, avevano sollevato la questione dell’incompetenza territoriale del tribunale di Tempio – condivisa da tutti i difensori – in quanto il reato più grave contestato sarebbe avvenuto a Milano e lì, secondo le difese, si sarebbe dovuto spostare il procedimento penale. Richiesta rigettata. I penalisti hanno ribadito l’insussistenza delle accuse, a cominciare dall’esterovestizione (fittizia residenza fiscale all’estero di una società che, di fatto, ha la sua attività in Italia). «Il Riesame prima e la Cassazione poi – ha ricordato l’avvocato Agostinangelo Marras che assiste col collega Francesco Rubino il consulente fiscale Stefano Morri –, hanno confermato che non c’era alcuna esterovestizione e, di conseguenza, nessuna evasione fiscale. Si tratta di società estere che hanno agito all’estero». Nutrito il collegio difensivo: il gruppo americano è assistito dagli avvocati Severino e Centonze, Pasqualone dall’avvocato Antonella Cuccureddu, Persico dall’avvocato Guido Manca Bitti, Ottaviano dall’avvocato Roberta Guaineri, De Cecco dall’avvocato Nicola Apa, B. dall’avvocato Cagnola.
 

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