La Nuova Sardegna

Nuoro, mancano medici: chirurgia paralizzata

di Simonetta Selloni
Nuoro, mancano medici: chirurgia paralizzata

Sei in organico, solo due in servizio. Garantiti gli interventi programmati

27 luglio 2020
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NUORO. Se non è una Caporetto sanitaria, poco ci manca. Chiude i battenti la Chirurgia del San Francesco di Nuoro, il più importante ospedale dell’Ats, la struttura che, con il Santissima Trinità di Cagliari, ha più specialità. Da oggi e fino al 30 luglio sul tavolo operatorio si darà corso soltanto agli interventi programmati. Le urgenze dovranno essere trattate altrove - e bisognerà capire dove. Non a Olbia, dove non ci sono anestesisti -. Il blocco è dovuto al fatto che non ci sono abbastanza chirurghi. Dei sei in organico - e già questa è una catastrofe visto che fino al 2014 erano in 18 -, in servizio ne sono rimasti due. Il primario Carlo De Nisco e un altro chirurgo, che appunto andranno in sala operatoria. Degli altri, due sono in ferie e due in malattia. Le cose non miglioreranno ad agosto: fra tre giorni si verificherà la situazione diametralmente opposta a quella di luglio. Ossia: si faranno soltanto le urgenze, e stop agli interventi programmati.

È una disfatta annunciata. Non ieri o un mese fa. Da anni la Chirurgia dell’ospedale San Francesco perde pezzi che non vengono rimpiazzati. La situazione però è precipitata e ieri la direttrice del presidio, Antonella Tatti, l’ha dovuta mettere nero su bianco: «A seguito della comunicazione del direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale che segnala la gravissima carenza di personale medico con possibilità della sola ed esclusiva gestione dell’attività di emergenza interna, si chiede, per quanto possibile, la sospensione fino al 30 luglio dei ricoveri di pazienti con problematiche chirurgiche “urgenti e differibili” presso il San Francesco, e l’eventuale trasferimento dei pazienti presso le Unità operative chirurgiche di altri presidi ospedalieri».

La chirurgia del San Francesco ha una media di 1200 interventi l’anno. Nel primo semestre del 2020, l’anno del Covid, i numeri si attestano già su -400 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dai 18 chirurghi si è scesi a 14. L’intero reparto è andato sguarnendosi. Pensionamenti e medici inviati sul territorio non sostituti. Poi c’è il fenomeno che si avvicina al master and back: giovani e brillanti chirurghi provenienti da altre zone dell’isola che si fanno le ossa al San Francesco, e - come è lecito - appena intravedono la possibilità di riavvicinarsi a casa, vanno via. Ma c’è un altro fenomeno, ed è quello che riguarda la migrazione verso la sanità privata. Dove non ci sono reperibilità infinite, turni massacranti come se non ci fosse un domani, e - elemento non trascurabile - compensi più alti. C’è da dire anche che in Sardegna non ci sono chirurghi. Non abbastanza, come è evidente.

Questa situazione non è sorta ieri e, anche per la mancanza oggettiva di medici, è difficile da gestire. L’Assl e l’Ats ne sono a conoscenza, e così l’assessorato regionale alla Sanità. La coperta è cortissima, bastano due chirurghi malati che si aggiungono a quelli in ferie per far saltare il banco. Con l’auspicio che non debbano farsi operare con urgenza: sarebbero costretti a emigrare altrove, il colmo.

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