La Nuova Sardegna

Vaccino antinfluenzale, i medici sardi lanciano l’allarme: «Siamo già in ritardo»

di Roberto Petretto
Vaccino antinfluenzale, i medici sardi lanciano l’allarme: «Siamo già in ritardo»

Desole (Fimmg): «La Regione chiarisca subito cifre, modalità e tempi»

03 settembre 2020
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SASSARI. Più richieste, più limitazioni, meno tempo a disposizione: la campagna vaccinale contro l’influenza stagionale in Sardegna rischia di partire con l’handicap. Ancora non esiste un protocollo tra Regione e medici di medicina generale che fissi le regole per la somministrazione dei vaccini. E i medici lanciano l’allarme: «La categoria è pronta, ma abbiamo bisogno di risposte - dice Antonello Desole, vicesegretario vicario della Federazione italiana medici di medicina generale -. Dei vaccini che l’assessorato ha acquistato, quanti saranno assegnati ai medici di famiglia? La cifra di cui si parla, 190mila, cozza con la realtà».

Le cifre. La cifra compare nello scambio di missive tra i sindacati dei medici e la Regione. Ma viene considerata assolutamente irrealistica: «Come è possibile pensare a una dotazione del genere se l'anno scorso erano 189mila? È palesemente un’incongruenza, serve chiarezza. L’anno scorso, alla fine, abbiamo utilizzato anche vaccini che abbiamo chiesto e ottenuto dall’igiene pubblica, arrivando così a oltre 220mila. Ecco perché la proposta di 190mila dosi è 190mila stridente: significa partire già con un forte handicap».

Serve un incontro. Ecco perché i medici sardi sollecitano un incontro in tempi rapidissimi con la Regione. Per definire la quota di vaccini e anche gli altri dettagli della campagna: «Serve innanzitutto chiarezza sui numeri. E poi sulle modalità - dice ancora il vicepresidente Fimmg -. I tempi, ad esempio: se io so già che dovrò vaccinare di più, rispettando il distanziamento sociale, evitando assembramenti, so anche che avrò necessità di un tempo molto maggiore per portare a termine la campagna. Siamo a settembre e ancora non ci sono chiarezze. Rischiamo di partire in ritardo: la gente ci sta già chiamando per avere informazioni, ma noi con la Regione non abbiamo ancora un quadro chiaro».

I dati del 2019. Il raffronto va fatto con l’anno scorso: «Ci era stata assegnata una dotazione di 189mila vaccini, anche se poi, come medicina di base, ne abbiamo somministrati intorno ai 225mila. Al momento la Regione può contare su 530mila dosi. Nella precedente campagna vaccinale la disposizione era che il vaccino dovesse essere somministrato agli ultra 65enni, a tutte le persone affette da patologie e ai cosiddetti pazienti fragili. Quest’anno il criterio abbassa l’età ai 60 anni e si confermano tutte le classi di rischio».

Tamponi e vaccini. In un anno, però, il mondo è cambiato: «La prossima campagna vaccinale sarà veramente cruciale nella lotta al Covid perché il primo obiettivo è quello di bloccare il virus influenzale e diminuire così il numero di casi sospetti. Una campagna vaccinale ben condotta, con una copertura ottimale della popolazione - si parla del 75 per cento - sarebbe un primo importante argine contro il Covid». Di fronte ai sintomi il medico potrebbe escludere l’influenza stagionale se il soggetto è stato vaccinato e quindi procedere a effettuare il tampone solo nei casi sospetti. Si avrebbe già una buona scrematura.

Evitare assembramenti. Ma è la presenza del Covid stesso a porre un ulteriore problema organizzativo: «Mentre in passato la campagna si svolgeva con rapidità - ricorda Desole -, con 30-40 persone in fila in ambulatorio e un tempo medio di somministrazione di 3-4 minuti, quest’anno sarà necessario evitare assembramenti, prendere appuntamento, effettuare un triage epidemiologico e, nel caso, raggiungere a domicilio il paziente. E questo avverrà spesso. Si profila dunque una campagna vaccinale molto impegnativa, sia dal punto di vista del tempo e delle modalità».

Non c’è più tempo. Non c’è più tempo da perdere: il ministero della Salute consiglia di iniziare le vaccinazioni a ottobre: «È giusto iniziare a ottobre in modo da poter dare per tempo la copertura a gennaio-febbraio, in vista dei picchi. Se si inizia a novembre la copertura potrebbe arrivare in ritardo».

Quindi cosa chiedono i medici di famiglia alla Regione? «Deve rompere gli indugi: convochi i medici di medicina generale per fissare numeri, modalità e tempi. Si stabilisca quale percentuale di vaccini va all’igiene pubblica - sappiamo quanto è andata in difficoltà - in passato e quale alla medicina di base. Tenendo presente che la cifra di 190mila è improponibile».

Una volta chiariti i numeri, bisogna stabilire le modalità di consegna, e quindi i tempi: «Se l’anno scorso ne vaccinavamo 80 in un giorno, oggi potremo arrivare a 40. E con appuntamenti precisi. Si potrebbe pensare a giornate dedicate al vaccino, con l’attività normale temporaneamente marginalizzata. Scarterei l’ipotesi di una sede unica: sarebbe peggio».

L’aspetto economico. C’è anche un aspetto economico nella trattativa Regione-medici: «L’aspetto economico non è il più importante - conclude Desole -, ma ha sua criticità. Tempi, smaltimenti, presidi saranno voci che sicuramente incideranno in modo maggiore rispetto al passtao. Nella trattativa ci saràò anche un aspetto economico, ma non porremo grandi ostacoli. Su questo non c'è mai stato scontro, lo possiamo fare a stesse condizioni degli anni passati».

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