La Nuova Sardegna

Per l’operaio di Forestas licenziamento annunciato

Per l’operaio di Forestas licenziamento annunciato

L’agenzia regionale l’ha sospeso dal servizio e si costituirà parte civile Decisive le intercettazioni in cui emerge il desiderio di vendicarsi col fuoco 

05 settembre 2020
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CAGLIARI. Il dipendente di Forestas arrestato lo scorso 28 agosto con l’accusa di aver dato fuoco tre settimane prima a un bosco di macchia mediterranea nelle campagne di Pula è stato sospeso dal servizio in via cautelare e nei suoi confronti i vertici dell’agenzia regionale hanno avviato la procedura di licenziamento per motivi disciplinari. In una nota diffusa ieri, Forestas esprime la propria «ferma condanna per l’azione delittuosa di chiunque anche solo attenti al patrimonio boschivo della Sardegna» e annuncia che se Andrea Cuccu (42 anni) di Cagliari verrà rinviato a giudizio con le imputazioni finora contestate dal pm Alessandro Pili e confermate dal gip Maria Gabriella Muscas la Regione si costituirà parte civile nel procedimento penale per chiedere al tribunale il risarcimento dei danni arrecati dall’operaio con i suoi comportamenti illegali. Cuccu intanto resta rinchiuso nel carcere di Uta perché il gip l’ha ritenuto pericoloso e in grado di costruire e usare altri ordigni artigianali destinati a incendiare i boschi. Prove e indizi a suo carico sono giudicati schiaccianti e secondo le valutazioni del giudice non sono che la conferma della sua disinvoltura nel violare le norme e della tendenza a risolvere le questioni personalmente, ignorando l’autorità giudiziaria.

Le accuse contestate a Cuccu dalla Procura, in base al rapporto del Nucleo investigativo del Corpo Forestale, sono di fabbricazione di ordigni incendiari e di incendio boschivo doloso, accuse che vanno ad aggiungersi a un curriculum penale che il giudice Muscas ha valutato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata il 28 agosto. La decisione di lanciare un ordigno incendiario artigianale nelle campagne di Canale su Cristallu, nel territorio di Pula, distruggendo cinquecento metri quadrati di macchia e mettendo a rischio case d’abitazione, un centro velico, uno stabilimento balneare e il villaggio turistico Pireddu, sarebbe legata a due aspetti: l’esigenza di distrarre forestali e barracelli dal controllo anti-bracconaggio e il desiderio di «vendicare» i privilegi attribuiti ai proprietari di case e ville di Is Molas, soprattutto la chiusura di alcuni accessi a spiagge che risulterebbero privatizzate. Desiderio che risulta - come scrive il gip Muscas - dalle intercettazioni ambientali prodotte dalla Forestale, fra cui quella in cui l’operaio di Forestas, trovandosi di fronte a un accesso sbarrato, si è sfogato con moglie e figli: «Bisogna mettere fuoco qui - ha detto Cuccu - vedi che se ne vanno fuori dalle palle». Intanto vanno avanti le indagini sugli altri dodici denunciati. (m.l)

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