La Nuova Sardegna

Verso le suppletive, Riccardo Nencini guarda oltre il Psi: sogno la casa dei riformisti

di Alessandro Pirina
Verso le suppletive, Riccardo Nencini guarda oltre il Psi: sogno la casa dei riformisti

Il presidente dei socialisti a Sassari per sostenere la candidatura di Salis. «L’asse Pd-M5s non è attrezzato per governare. Referendum: il No è in rimonta»

11 settembre 2020
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SASSARI. Erano sette anni che il garofano rosso mancava dalla scheda elettorale. Motivo per cui il presidente del Psi, Riccardo Nencini, ha voluto essere presente a Sassari per benedire la candidatura al Senato di Gian Mario Salis, medico alla sua prima esperienza politica, che alle suppletive del 20 e 21 settembre se la dovrà vedere con partiti e coalizioni più strutturate, anche se dalla storia più recente.

Senatore, che effetto le fa rivedere il garofano rosso sulla scheda elettorale?

«L’ultima volta fu in Campania e Calabria nel 2013. La ritengo una scelta politica importante perché attraverso la candidatura di Gian Mario Salis si ricostruisce una bella storia».

Lei vorrebbe la casa dei riformisti, ma qui nel nord Sardegna il Psi è andato da solo anziché appoggiare il candidato di Italia viva, Più Europa, Italia in Comune e Pli. Un’occasione persa?

«Assolutamente no. Quella che io vedo è una casa dei riformisti che va da Renzi a Bonino, passando per Calenda, Verdi e socialisti. Alle prossime regionali ci sono diverse esperienze di questo tipo. E ne capiteranno ancora di più, perché nessuno di noi reputa l’asse tra Pd e M5s sufficiente per governare l’Italia né attrezzato dal punto di vista riformista».

Nel collegio di Sassari Pd e M5s hanno presentato per la prima volta un loro simbolo giallorosso.

«Spero porti bene, ma le situazioni che ho davanti non sono molto propizie. E anche dalla Liguria arrivano notizie in questo senso».

La sua Toscana è considerata l’Ohio italiano. Cosa rappresentano queste regionali per il Paese?

«C’è chi sostiene che non abbiano alcun effetto, ma sarebbe la prima volta in assoluto nella storia d’Italia. La verità è che rappresentano una terrazza da cui capire come gli italiani giudicano l’operato del governo e se la destra radicale troverà un equilibrio diverso rispetto a quello di un anno fa».

Il risultato delle regionali avrà ripercussioni sul governo?

«Per certi versi reputo più importante l’esito del referendum. Si era partiti con nessuna possibilità per i sostenitori del No. Ora le cose stanno cambiando parecchio».

La legislatura arriverà a scadenza naturale?

«Ci sono due punti che obbligano alla tenuta del governo. Uno è l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, ma soprattutto c’è un aspetto più rivoluzionario, che riguarda la gestione dei fondi in arrivo dalla Ue. È una massa imponente di risorse ma servono progetti altrettanto imponenti».

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