il cappellano del carcere
Don Galia: «Ha tradito la fiducia con Giuseppe sarò molto duro»
SASSARI. «Ha tradito la mia fiducia e quella delle istituzioni che gli avevano permesso di intraprendere un percorso che a febbraio, tra soli cinque mesi, lo avrebbe portato a ottenere la semilibertà....
16 settembre 2020
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SASSARI. «Ha tradito la mia fiducia e quella delle istituzioni che gli avevano permesso di intraprendere un percorso che a febbraio, tra soli cinque mesi, lo avrebbe portato a ottenere la semilibertà. Quando lo vedrò sarò molto duro con lui e cercherò di fargli capire che ha commesso un errore che questa volta pagherà caro».
Finiti i permessi premio e svanita la possibilità di ricostruirsi una vita lontano dalla sbarre, questa volta per “Johnny lo zingaro” sarà difficile anche ottenere l’assoluzione di chi aveva favorito il suo reinserimento sociale.
Don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Bancali che gestisce con le suore Poverelle di Bergamo la casa famiglia “Don Giovanni Muntoni” dove Giuseppe Mastini aveva soggiornato con la sua compagna fino al giorno della sua scomparsa, sabato 5 settembre. «Devo fare i complimenti alle forze di polizia – spiega il sacerdote – che hanno fatto un ottimo lavoro. Per quanto riguarda la fuga – conclude don Galia – dispiace che un gesto istintivo pregiudichi il percorso e precluda al detenuto, in futuro, l’opportunità di accedere ancora alle misure alternative». (l.f.)
Finiti i permessi premio e svanita la possibilità di ricostruirsi una vita lontano dalla sbarre, questa volta per “Johnny lo zingaro” sarà difficile anche ottenere l’assoluzione di chi aveva favorito il suo reinserimento sociale.
Don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Bancali che gestisce con le suore Poverelle di Bergamo la casa famiglia “Don Giovanni Muntoni” dove Giuseppe Mastini aveva soggiornato con la sua compagna fino al giorno della sua scomparsa, sabato 5 settembre. «Devo fare i complimenti alle forze di polizia – spiega il sacerdote – che hanno fatto un ottimo lavoro. Per quanto riguarda la fuga – conclude don Galia – dispiace che un gesto istintivo pregiudichi il percorso e precluda al detenuto, in futuro, l’opportunità di accedere ancora alle misure alternative». (l.f.)