La Nuova Sardegna

La svolta dopo 10 giorni di caccia

La svolta dopo 10 giorni di caccia

I complimenti della ministra Lamorgese. I sindacati: «Modificare le norme»

16 settembre 2020
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SASSARI. Scarpe da tennis, jeans e una maglietta blu con una croce stilizzata della bandiera inglese, Johnny “Lo zingaro” è arrivato negli uffici della questura di Sassari ieri mattina poco prima delle 11, scortato da decine di agenti della polizia di Stato e della polizia penitenziaria che per dieci giorni hanno lavorato insieme per arrivare al suo arresto.

Capelli cortissimi e biondi per tentare di rendersi irriconoscibile durante la fuga, l’ergastolano è apparso in ottima forma, per niente provato dalla latitanza. Tra i primi a complimentarsi per la sua cattura ieri mattina il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese insieme ai capi della polizia e del Dap.

Non sono invece mancate le dure prese di posizione dei vari sindacati di polizia che hanno chiesto «al Governo, al ministro della Giustizia e, più in generale, alla politica, di avviare un percorso di revisione del modello di esecuzione penale mirando a una migliore coniugazione delle finalità rieducative della pena con le esigenze di sicurezza del Paese».

Prima dell’ultima fuga Johnny “Lo zingaro” si era reso protagonista di altre sette evasioni. La prima risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l’omicidio della guardia giurata Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo. Nato nel 1960 a Ponte San Pietro, (Bergamo) Giuseppe Mastini si trasferisce a dieci anni a Roma con la sua famiglia e una carovana di famiglie sinti della Lombardia. La roulotte è parcheggiata in piazza Riccardo Balsamo Crivelli, al Tiburtino, dove in pochi mesi Mastini diventa per i criminali del quartiere “Johnny lo Zingaro” per via delle sue origini sinti.

Lavora nel parco giochi di famiglia ma la sua vera passione sono le auto: è un talento a guidarle e a rubarle. Così si fa un nome tra i piccoli delinquenti e inizia la sua carriera criminale.

Nel carcere di Bancali era arrivato a fine luglio del 2017 dopo un’altra breve fuga per amore. In questi tre anni sembrava cambiato e il prossimo febbraio avrebbe ottenuto la semilibertà. Ma ancora una volta l’amore gli ha fatto perdere la testa e lo ha riportato dietro le sbarre. (l.f.)

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