La Nuova Sardegna

Solinas sconfitto al Tar «Ma io vado avanti»

di Umberto Aime
Solinas sconfitto al Tar «Ma io vado avanti»

Ordinanza sospesa: i giudici hanno accolto il ricorso del Governo Per il tribunale il provvedimento non è motivato da emergenza sanitaria

18 settembre 2020
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CAGLIARI. In nome del Popolo italiano il Tar ha deciso. L’ultima ordinanza, la numero 43, del governatore Christian Solinas «non è motivata da un’emergenza sanitaria». L’ondata dei turisti è agli sgoccioli, oggi la Sardegna non «può essere considerata in pericolo» e quindi «gli effetti restrittivi di gran parte della stessa ordinanza decadono immediatamente». I test anti-Covid per chi arriva in Sardegna non saranno più obbligatori, o meglio lo sono stati solo per una manciata di giorni. Ha vinto il Governo, che aveva ricorso sostenendo: «Quella di Solinas è un’inaccettabile imposizione incostituzionale. È un limite alla libera circolazione. Va spazzata via». Lui, il governatore della Sardegna, ha perso. È stato sconfitto da un decreto firmato dal presidente del Tribunale amministrativo, Dante D’Alessio, in attesa che sia un organo collegiale a entrare nel merito, a prendere la decisione finale. I giudici si riuniranno il 7 ottobre, ma, viste le premesse, anche quel giorno non saranno rose e fiori per la Sardegna. Però Solinas non s’è limitato a incassare, ha replicato, con puntiglio, provando a trasformare l’evidente batosta in una mezza vittoria.

Il contrattacco. «Appartengo a una cultura politica e personale – ha esordito il governatore – per cui le sentenze si rispettano e non si discutono. Però, lasciatemelo dire e qui mi rivolgo soprattutto ad altri, in questo Paese esistono sempre più due pesi e due misure. Mentre in Sardegna il Governo ha impugnato un’ordinanza, la nostra, che voleva solo tutelare la salute pubblica di tutti, ad altre Regioni, guarda caso del suo stesso colore politico, ha permesso di discriminare i sardi, prevedendo test e quarantena per chiunque partisse dall’Isola. È accaduto in Campania, nelle Puglie e nel Lazio. Ora visto che la Sardegna non è una zona rossa, così ha scritto il Tar, per coerenza il Governo dovrebbe impugnare anche queste ordinanze discriminatorie. Ma non lo farà, perché invece tutto è stato trasformato, non certo da noi, in un confronto tutt’altro che incentrato sulla sicurezza sanitaria». Per questo – ha aggiunto – «non posso esimermi dal formulare alcune considerazioni sul piano politico e su quello giuridico». Una delle più forti e spigolose sarà questa: «Non credo che la Sardegna abbia pagato il fatto di essere governata dal centrodestra, semmai il fatto che in Italia ci sia un governo di centrosinistra».

La decisione. Poche ore prima il presidente D’Alessio aveva scritto, nella sette pagine di motivazione, «l’aggravamento del rischio sanitario, determinato dall’incremento dei contagi accertati in Sardegna, non sembra comunque di tale rilevanza da costringere coloro – cioè i passeggeri in arrivo – che non avessero effettuato preventivamente il test a sottoporsi al tampone entro 48 ore dal loro ingresso nel territorio regionale». Soprattutto perché «l’indicato incremento si è verificato in relazione al forte afflusso turistico nel mese di agosto e quindi in condizioni che non sono peraltro destinate a ripetersi con l’imminente conclusione della stagione estiva». In parole spicce, l’ordinanza contestata dal Governo sarebbe arrivata, comunque la si voglia interpretare, fuori tempo massimo dato che – secondo il Tar – oggi «non siamo in presenza di necessità e urgenze, leggi anche possibili pressioni sul sistema sanitario, tali da giustificare questa misura – cioè i test obbligatori – destinata a limitare la libera circolazione delle persone».

La rilettura. Nel commento a caldo Solinas ha detto un bel po’ di cose. Primo: che ai primi di agosto avrebbe voluto adottare un’ordinanza simile a quella ora bocciata, ma «il Governo non mi ha permesso di farlo». Secondo: stando a quanto scritto dal Tar «quest’estate l’attacco mediatico contro la Sardegna è stato assolutamente immotivato: non eravamo una zona rossa e meno che mai terra di untori», perché «la gran parte di quei casi positivi sono arrivati dall’esterno». Terzo: «L’ordinanza numero 43 ha a monte le previsioni che mi sono state proposte dal nostro comitato tecnico-scientifico, non so invece quali siano gli studi cui ora fa riferimento il Tar, per sostenere che da qui al 7 ottobre, è la scadenza dei test nei porti e negli aeroporti, dovrebbe diminuire il rischio epidemiologico». Quarto: «Le Regioni, lo ha ribadito un giudice amministrativo, possono emettere comunque delle ordinanze a maggior tutela della salute pubblica e poi, sempre nella stessa decisione, è confermato che finora abbiamo effettuato un numero più che sufficiente di tamponi». Quinto: «Qualcuno faccia finalmente chiarezza fra obbligo, invito e possibilità di sottoporre i passeggeri ai test anti-Covid. Spetterebbe al Governo». È proprio nell’elencare questi cinque punti che Solinas ha lasciato intendere di non aver perso malamente la sfida con il Governo. Sono punti di vista.

Cosa accadrà. Di sicuro gli articoli che riguardano i test non sono più in vigore: colpiti e affondati. Mentre il Tar ha confermato l’obbligo delle mascherine 24 ore su 24. Domande finali: quali saranno i prossimi passi della Regione? «Al Governo – ha risposto Solinas – continueremo a proporre la nostra leale collaborazione e tutte le misure che riteniamo essere il giusto punto di equilibrio tra tutela sanitaria e libertà costituzionalmente garantite». L’ordinanza sarà corretta prima del 7 ottobre? «Vedremo se sia o meno il caso di eliminare l’obbligatorietà del test». Perché ed è questa la morale: il Tar, bene o male, una breccia l’ha aperta nel fortino della Regione.

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