La Nuova Sardegna

Autobus per studenti non c’è posto per tutti

di Silvia Sanna
Autobus per studenti non c’è posto per tutti

L’Arst non ha potenziato il numero di corse e di mezzi per i pendolari Lettera ai sindaci: vigilate per evitare assembramenti. Scoppia la rivolta

19 settembre 2020
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SASSARI. Sei mesi di tempo per cercare una soluzione e la soluzione non c’è. Gli autobus sono gli stessi, il numero di corse anche: a cambiare sono però le regole anti Covid che riducono le presenze a bordo. Significa che una parte degli studenti pendolari delle scuole superiori potrebbe non trovare posto sui mezzi dell’Arst. Già, perché il coefficiente di riempimento fissato dal ministero è dell’80% e anche se sarà autorizzato il 100% dei posti a sedere, quelli in piedi dovranno essere ridotti: perché gli assembramenti a bordo non potranno in alcun modo essere autorizzati. È tutto scritto nella lettera che Arst ha inviato a tutti i sindaci dell’isola e a tutti gli istituti scolastici superiori per annunciare in via ufficiale che martedì 22 settembre con la riapertura delle scuole ripartirà anche il servizio di trasporto studenti. Il documento firmato dal direttore generale Carlo Poledrini ha gettato nello sconforto i primi cittadini perché conferma quanto si era già intuito: rispetto all’anno scorso, quando il Covid non esisteva neppure nelle menti più fantasiose, nulla è cambiato. “Gli orari dei servizi e il numero di corse saranno gli stessi dello scorso anno scolastico”, c’è scritto. E poi: l’obiettivo è garantire un servizio regolare ma “potrebbero verificarsi criticità”. Per esempio nei primi giorni di lezione quando l’orario scolastico sarà ridotto e non tutti gli studenti potranno trovare posto nelle corse che partiranno prima delle 13. Per questo l’Arst chiede massima collaborazione agli istituti scolastici chiamati a indicare in maniera tempestiva variazioni di orario e particolare esigenze. Ma l’appello è rivolto anche agli amministratori comunali e alle autorità di pubblica sicurezza che dovranno “vigilare sui comportamenti alle fermate da parte degli studenti per prevenire e all’occorrenza contrastare eventuali condotte inappropriate e situazioni di assembramento”. Il rischio è infatti proprio questo: i ragazzi, consapevoli che a bordo potrebbe non esserci posto per tutti, potrebbero accalcarsi all’arrivo del mezzo. Una situazione fotocopia rispetto agli anni scorsi ma da martedì ancora più rischiosa per il rischio contagi.

Le reazioni. La sindaca di Fonni Daniela Falconi non nasconde lo stupore per la scarsa organizzazione: «Mi auguro che prima o poi la Regione metta seriamente mano al sistema di trasporto pubblico locale». E poi aggiunge: «Una cosa la pretendo e non indietreggio di un passo: gli studenti, in questo caso del mio paese ma vale ovviamente per tutti, hanno il diritto di raggiungere la scuola in totale sicurezza senza dover fare a spinte, come succedeva troppo spesso gli anni scorsi, per poter salire sul pullman». Ed è quello che succederà secondo il presidente dell’Anci Emiliano Deiana, che denuncia come «tutte le nostre proposte siano rimaste inascoltate, un silenzio e un immobilismo sconcertante in una situazione così delicata che richiedeva interventi rapidi. Invece siamo all’assurdo: i ragazzi dovranno indossare la mascherina in aula e stare a distanza tra loro per questioni di sicurezza e invece potranno viaggiare assiepati sui pullman». L’Anci aveva fatto tre proposte: «Riaprire dove possibile scuole non più utilizzate per limitare il pendolarismo, aumentare il numero delle corse ma anche non vedere la tecnologia come un nemico, ipotizzando per gli studenti delle superiori una alternanza tra lezioni frontali e didattica a distanza. Non hanno fatto niente. E ora chiedono ai sindaci di vigilare sui corretti comportamenti dei ragazzi: è inaccettabile. Il problema non può ricadere né sulle famiglie né sulle amministrazioni, la Regione si attivi per potenziare i collegamenti, trovi le risorse, se le faccia rimborsare dallo Stato. Insomma faccia qualcosa subito perché, non ci stancheremo mai di dirlo, il tema è una priorità e non può essere affrontato con questa superficialità».

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