La Nuova Sardegna

le ragioni del sì: romina mura (pd) 

«Semplificare per avere decisioni veloci e efficienti»

«Semplificare per avere decisioni veloci e efficienti»

SASSARI. Le ragioni del “sì” al taglio dei parlamentari le illustra Romina Mura, deputata del Partito democratico: «Io voto sì perché l’Italia di oggi non è più quella degli anni 60. Allora non c’eran...

19 settembre 2020
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SASSARI. Le ragioni del “sì” al taglio dei parlamentari le illustra Romina Mura, deputata del Partito democratico: «Io voto sì perché l’Italia di oggi non è più quella degli anni 60. Allora non c’erano i consigli regionali e non c’era il parlamento europeo. Oggi è opportuno rivedere la composizione numerica del nostro Parlamento. I consigli regionali lo hanno già fatto, quello della Sardegna è passato da 80 a 60 consiglieri. Perché il Parlamento non deve adeguarsi». È valida però anche la domanda contraria: perché dovrebbe adeguarsi? «Per semplificare e rendere più veloci e efficienti le decisioni - spiega Romina Mura -. Credo inoltre che, se dovesse prevalere il “sì”, si lancerebbe un messaggio forte alla classe politica per spingerla verso la scelta di un sistema elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti».

I sostenitori del no sostengono però che, se prevalesse il sì, ci sarebbe una perdita in termini di rappresentanza: «Non accadrà - dice la parlamentare del Pd -. Non ci sarebbe differenza: perché la Sardegna conti è necessario che si attui la nostra specialità, quindi con degli interventi sul nostro statuto speciale».

Romina Mura respinge anche la teoria che ipotizza, con la riduzione del numero di parlamentari, un ruolo troppo invasivo dei partiti: «la scelta della classe dirigente la devono fare i partiti, attraverso meccanismi che assicurino la rappresentanza. Certo, è necessario lavorare sul sistema elettorale. Stiamo andando verso un sistema proporzionale, anche se questo non mi piace. La classe politica dovrà individuare un meccanismo, per esempio la doppia preferenza».

La riduzione dei parlamentari non è però garanzia di funzionamento più snello: «È vero, non è automatico, ma è un punto di partenza per poi introdurre una serie di correttivi necessari. Alcuni sono già in fase di istruzione. Penso all’equiparazione dell’età dell’elettorato passivo e attivo per Senato e Camera, penso all’eliminazione della base regionale. Ma guardo oltre, a una nuova stagione di riforme: la vittoria del sì aprirebbe un ragionamento sul bicameralismo paritario, sarebbe un grimaldello per aprire la scatola delle riforme. Non ci sarà alcuna tragedia: è insopportabile sentire che si sfascerà la costituzione». (r.pe.)

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