La Nuova Sardegna

Acciaro: «Test rapidi per alunni e professori»

Il responsabile dell’Unità di crisi risponde alle critiche: «Possiamo migliorare ma lavoriamo bene»

20 settembre 2020
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SASSARI. La conta dei contagiati si allunga di giorno in giorno e genera una serie di fastidiosi effetti collaterali. Gli esempi sono diversi, dai tamponi “smarriti” ai pazienti in attesa dei risultati da giorni, dalle difficoltà logistiche delle Usca all’incertezza legata al ritorno a scuola degli alunni di tutta l’isola. Ci sono poi le questioni legate alle quantità di reagenti a disposizione dei laboratori che “processano” i tamponi e quelle che potrebbero arrivare per la futura disponibilità dei dispositivi di protezione individuale. Un quadro zeppo di incognite e di zone d’ombra che potrebbe peggiorare in vista dell’autunno, come sostengono numerosi virologi. Non è dello stesso parere Marcello Acciaro, responsabile dell’Unità di crisi della Regione per il Nord Sardegna: «Se staremo attenti non avremo problemi di questo tipo. Evitando gli assembramenti che si formano in occasioni come i matrimoni, o i battesimi, potremo limitare il numero dei contagi perché non c’è una circolazione virale autonoma. E poi i filtri proposti dal presidente della Regione potrebbero essere un aiuto in più, oltre al mare. Dal canto nostro faremo di tutto per tracciare il maggior numero di positivi e metterli in quarantena». Molti pazienti, però, descrivono un “tamponamento” non proprio efficiente: «È così, possiamo migliorare anche in questo – conferma Acciaro –. Tuttavia devo dire che si tratta di pochi casi e che quando si lavora con grandi numeri è sempre possibile che un singolo tassello non vada subito al posto giusto. È anche vero che il tampone dovrebbe essere un esame di secondo tipo ma i test sierologici non sono attendibili al 100 per cento e questo ha fatto sì che il numero dei tamponi crescesse a dismisura, complicando il lavoro dei laboratori che devono processarli. Capita anche che qualche sistema si inceppi perché manca un dato nell’etichetta o perché magari un laboratorio è chiuso il sabato e la domenica». I problemi, però, sono anche sul territorio: «Sappiamo anche questo e immaginiamo che siano già arrivate soluzioni. Eppure, per risolvere questo problema potrebbe non bastare aumentare il numero di Usca – dice ancora Acciaro–. Sappiamo benissimo che le Usca fanno un lavoro enorme e faticoso, anche perché seguono un protocollo rigidissimo per ogni visita che impone cambi d’abito, sanificazioni e spostamenti. La nostra idea, che stiamo elaborando insieme all’Ats, è creare unità di infermieri “tamponatori” che possano sgravare le Usca dalle visite a domicilio dei pazienti che non hanno sintomi e che stanno bene, in modo che loro posano concentrarsi su chi ha bisogno di una visita medica, oltre che di un tampone». La rapidità sarà fondamentale, soprattutto nelle scuole. Su questo tema Acciaro non ha alcun dubbio: «Siamo pronti: prima si farà il sierologico e poi, nel caso, il tampone. Saremo velocissimi, alunni e professori possono stare tranquilli». Anche la disponibilità di reagenti e di dispositivi di protezione individuali non sembra un problema per il responsabile dell’Unità di crisi: «Ogni volta che abbiamo chiesto forniture all’Ats siamo stati soddisfatti. Non credo che questo possa essere un problema». (c.z.)

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