La Nuova Sardegna

Rientro a scuola, è caos I pediatri: sì al tampone

di Antonello Palmas
Rientro a scuola, è caos I pediatri: sì al tampone

Diversi istituti chiedono un’attestazione medica per assenze oltre i 3 giorni Gli specialisti: «Niente rilascio senza avere l’esito negativo del test»

20 settembre 2020
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SASSARI. «Nessun certificato di riammissione a scuola senza aver effettuato il tampone per i bambini che hanno manifestato una sintomatologia compatibile con il Covid». Osama al Jamal, segretario regionale della federazione dei pediatri lo chiarisce bene dal momento che alcuni istituti hanno manifestato l’intenzione di chiedere un’attestazione medica dopo 3 giorni di assenza. Senza il supporto di un test è non solo inutile ma anche dannoso. La ripresa delle lezioni si preannuncia piena di dubbi e contraddizioni. «Se il bambino manifesta a scuola o a casa febbre, tosse, o altri sintomi tipici – spiega al Jamal – il rientro è condizionato dal rilascio di un’attestazione da parte del pediatra che certifichi che è stato seguito il previsto protocollo diagnostico e terapeutico Covid. A questo dobbiamo attenerci, è evidente che senza l’esito del tampone, il bimbo non può tornare a scuola».

Problemi per le famiglie. La speranza dei pediatri sardi è «che si arrivi all’esecuzione del test e all’esito in tempi rapidi – dice al Jamal – per dare una risposta immediata alle famiglie e comunicarla tempestivamente a noi medici. Il disagio maggiore rischia di essere proprio la tempistica, che incide sull’attività lavorativa dei genitori, 5-8 giorni di attesa come sta accadendo (ma conosco casi di 12 giorni senza risultati...) per chi lavora significa non sapere se ci si può avvalere della copertura Inps (che scatta dopo l’accertata positività). Prima ci si deve arrangiare e so di genitori che hanno dovuto chiedere le ferie in attesa del referto. Il nostro certificato può comunque essere rilasciato solo dopo il responso negativo del test, o in caso di positività dopo il secondo test negativo».

Privacy. Un altro tipo di certificazione è quella cosiddetta di fragilità, richiesta da diversi istituti: in pratica si vorrebbe avere un elenco di alunni più vulnerabili con indicazioni su come comportarsi in caso di contagio. Il segretario Fimp lo esclude: «Non siamo tenuti a violare la privacy, anche perché quel documento non si parla nel decreto». E sottolinea un’altra criticità: «Il ministero dell’istruzione parlava di 11 milioni di mascherine chirurgiche al giorno per le scuole, ma so che non verranno garantite: diversi istituti hanno chiesto ai genitori di provvedere loro in attesa che i Dpi siano disponibili. Un problema che va assolutamente risolto in tempi brevissimi, per motivi di igiene e per le ulteriori spese che le famiglie si devono accollare».

Vaccinazioni antinfluenzali. Ai pediatri non arrivano indicazioni «nè dalla Regione nè dall’Ats». Sinora – dice al Jamal – si faceva un accordo con pediatri e medici di famiglia per la campagna vaccinale, ma proprio quest’anno che i vaccini rivestono un’importanza maggiore (in fase diagnostica aiutano a escludere che certi sintomi molto simili siano riferibili all’influenza, ndc) siamo ancora senza una risposta. L’unica cosa che consola è che la Regione ha già provveduto a raddoppiare le scorte in maniera tale da soddisfare le esigenze». E c’è il timore che le segnalazioni anche di un semplice raffreddore finiscano per ostacolare il lavoro dei pediatri che hanno comunque l’attività normale da seguire e lamentano carenze di organico. «Per questo chiediamo la massima collaborazione ai genitori con le autocertificazioni, almeno quando i sintomi non sono ricollegabili al coronavirus», dice il segretario Fimp.

Il triangolo. La ripartenza delle lezioni non può non preoccupare: «In questa fase è importante la collaborazione scuola-pediatri-famiglie, triangolo costruito su responsabilità, buon senso e fiducia reciproca – dice al Jamal – Ad esempio, non ostacoliamo il medico che vuole prescrivere il tampone, stiamo pur parlando di un prelievo oro-faringeo che ai bambini è sempre stato fatto senza problemi. Si stanno sperimentano nuove tecniche basate su test salivari, molto meno invasivi e veloci. Non rientrano nel decreto ma se si dimostrerà l’efficacia non c’è motivo per non modificarlo». E certifica: «Credo che sarà un autunno caldissimo, più dell’estate che sta per andare via».

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