La Nuova Sardegna

Il risultato del referendum

Il risultato del referendum

CAGLIARI. Venti a zero. Il sì ha vinto, o meglio stravinto, in tutte le regioni. Con uno schiacciante 69 per cento, poco più della metà degli elettori ha confermato che il taglio dei parlamentari è...

22 settembre 2020
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CAGLIARI. Venti a zero. Il sì ha vinto, o meglio stravinto, in tutte le regioni. Con uno schiacciante 69 per cento, poco più della metà degli elettori ha confermato che il taglio dei parlamentari è «un’esigenza improrogabile». Il fronte del no non è riuscito a ribaltare i pronostici della vigilia. Anzi, addirittura è andato peggio delle previsioni, fermandosi appena sopra il 30 per cento.

Un trionfo. Escluso il Friuli Venezia Giulia, che per una manciata di voti è rimasto lontano dal 60, in tutte le altre regioni la vittoria è stata schiacciante. Il plebiscito maggiore a favore del sì è stato al Sud, con quasi l'80 per cento in Molise e il 77 in Calabria e Campania. Puglia, Basilicata e Sicilia hanno approvato la sforbiciata, decisa a suo tempo dal Parlamento, con oltre il 75 per cento. Nel Mezzogiorno solo la Sardegna è rimasta lontana da quella soglia, assestandosi intorno al 67 per cento di favorevoli, non raggiungendo neanche la media nazionale. Al Nord e al Centro soltanto il Trentino Alto Adige ha superato il 70 per cento. La Lombardia s’è fermata al 68, come il Piemonte, mentre nel Veneto il sì è sceso al 62 per cento. Nella Toscana e nel Lazio lo stesso fronte ha oscillato all’interno della forbice 66-67 come punti percentuali.

L’affluenza. Non era necessario raggiungere il quorum, non è previsto nei referendum confermativi, ma comunque la soglia del 50 per cento è stata superata. Dopo una disastrosa domenica mattina, l’affluenza ai seggi è cresciuta lo stesso giorno in tarda serata, per poi avere un picco nella seconda giornata di votazioni, lunedì. Alla fine la soglia di metà degli elettori è stata raggiunta con un significativo 53,84 per cento. Nelle Marche, in Campania, Liguria, Veneto e Toscana, dove si votava anche per le Regionali, che hanno fatto da traino, è stato superato il tetto del 60 per cento. Nonostante la netta vittoria del sì, nel Mezzogiorno l’affluenza ai seggi è stata più bassa rispetto alla media nazionale. In coda alla classifica, Sicilia e Sardegna, nell’ordine, che hanno superato di poco il 35 per cento dei votanti.

Gli effetti. Dalle urne è arrivata la conferma che, a partire dalla prossima legislatura, il Parlamento sarà molto meno pesante rispetto a quanto è scritto nella Costituzione. Il taglio sarà drastico: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Stando al fronte del sì, il costo della politica dovrebbe d’ora in poi scendere di 100 milioni l’anno. Però la nuova geografia parlamentare non scatterà da subito. Prima è indispensabile che Camera e Senato votino la nuova legge elettorale, per garantire comunque il massimo della rappresentatività a tutte le Regioni. Clausola impossibile da mantenere, a detta del fronte dei contrari alla riduzione dei parlamentari. Ma a questo punto non ci sono altre possibilità: alle prossime elezioni nazionali, nel 2023, gli italiani eleggeranno 345 parlamentari in meno.

L’entusiasmo. I Cinque stelle, è ovvio, si sono intestati la vittoria schiacciante. Con Luigi Di Maio che ha detto: «I poteri forti hanno provato a fermare la voglia di cambiamento, ma non ci sono riusciti. Gli italiani, con coraggio, li hanno ricacciati indietro». Anche se poi, sempre dentro i Cinque stelle, la stessa tornata elettorale ha confermato che nei territori, leggi voto per le regionali, il Movimento è in affanno. Soddisfatto anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, nonostante le divisioni interne dopo l’appoggio al fronte del sì da parte della direzione nazionale del partito. Su Facebook ha postato: «L’Italia ha vissuto una splendida giornata. Ha vinto la comunità del cambiamento. Ora andiamo avanti con un Governo ancora più forte (chiaro il riferimento al voto favorevole alle regionali) e sempre più vicini alla gente». Dal centrodestra il commento a caldo più favorevole è arrivato dalla segretaria di Fdi, Giorgia Meloni, da sempre schierata con il sì. Mentre Matteo Salvini della Lega ha detto: «L’esito di questo referendum rappresenta il trionfo della democrazia. Se è finita 70 a 30 vuol dire che abbiamo fatto bene a votare il taglio dei parlamentari». (ua)

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