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La Sardegna segue la tendenza: ora perderà 9 rappresentanti

La Sardegna segue la tendenza: ora perderà 9 rappresentanti

CAGLIARI. Nel disinteresse quasi generale, in Sardegna ha stravinto il sì. Solo poco più di 3 elettori su 10, il 35,7 per cento, intorno ai 400mila su 1,3 milioni, si sono presentati ai seggi per il...

22 settembre 2020
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CAGLIARI. Nel disinteresse quasi generale, in Sardegna ha stravinto il sì. Solo poco più di 3 elettori su 10, il 35,7 per cento, intorno ai 400mila su 1,3 milioni, si sono presentati ai seggi per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Peggio dei sardi, solo i siciliani con il 35,9. Al di là della scarsissima affluenza, i favorevoli alla sforbiciata costituzionale hanno asfaltato il fronte opposto: 67 e spiccioli contro poco meno del 33. Neanche il rischio che la Sardegna, a partire dalla prossima legislatura sia rappresentata a Roma da 16 parlamentari, ora sono 25, ha frenato il trionfo del sì. In tutti i 377 Comuni, i sostenitori del no si sono dovuti accontentare delle briciole.

Senza strappi. Nei seggi i sardi si sono allineati alla tendenza nazionale. Oltre il 67 per cento, in numeri assoluti 264mila contro 133mila, ha confermato che il numero di deputati eletti nell’isola(da 17 a 11) e di senatori (da 8 a 5) dovrà essere ridotto drasticamente. Nel confronto con la percentuale nazionale, per soli 2,5 punti la Sardegna è rimasta al di sotto della soglia tricolore, fermandosi al 67 per cento contro il 69,5.

Trionfo. La provincia del Sud Sardegna è stata fra le cinque quella più bulgara nello schierarsi a favore della riduzione dei costi della politica, con il 70 per cento dei favorevoli. Poi Oristano, 69, Sassari e Nuoro, appaiate al 67, e infine Cagliari, staccata però di 5 punti rispetto al risultato regionale.

Zero spaccato. Il partito trasversale del no è rimasto all’asciutto in tutti i Comuni. Nel Sassarese solo in pochi municipi è riuscito a superare la soglia del 41 per cento. A Sassari, Alghero, Arzachena, Olbia e Porto Torres, invece, è rimasto sempre molto lontano da quel tetto, oscillando intorno al 35 per cento e in alcuni casi è arrivato appena sopra il 29. A Monte Leone Rocca Doria, addirittura, non ha raccolto neanche 10 punti, ottenendo il peggior risultato in Sardegna. Nel Nuorese il sì è passato alla grande dappertutto, con oltre il 61 per cento, ma in alcuni Comuni, come Fonni, Orgosolo e Mamoiada, ha sfiorato l’80. Nell’Oristanese e nel Sud Sardegna la vittoria è stata ancora più netta, con punte vicine al 90. Solo nel Cagliaritano il no ha avuto qualche sussulto. Nel capoluogo ha sfiorato il 45, ma comunque ha chiuso con 10 punti di distacco.

I commenti. La vittoria schiacciante è stata salutata con entusiasmo dai portavoce dei 5 Stelle, i padri della sforbiciata. Per il deputato Alberto Manca ad aver prevalso è «la grande voglia di cambiamento». Stesso concetto è stato ribadito da Desirè Manca, capogruppo in Consiglio regionale: «Il taglio dei costi della politica è un traguardo storico». Molto soddisfatta anche la deputata del Pd Romina Mura, l’unica parlamentare sarda del centrosinistra schieratasi apertamente per il sì: «Gli elettori hanno ribadito di volere un Parlamento più snello, ma allo stesso tempo più forte». Il rischio che, in futuro, la Sardegna sia meno rappresentata sarà azzerato, secondo i vincitori, «da una nuova legge elettorale che garantirà tutte le regioni». Ma dal fronte del no, con in testa il presidente del Consiglio regionale Michele Pais, è arrivato immediato questo altolà preventivo: «Vigileremo per evitare che la Sardegna sia emarginata». (ua)

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