La Nuova Sardegna

Come sarà la Sardegna ai tempi del Brescellum

Come sarà la Sardegna ai tempi del Brescellum

Dopo il sì al taglio dei parlamentari, ecco le modalità di elezione di deputati e senatori nel 2023

23 settembre 2020
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CAGLIARI. Salvo cataclismi, l’attuale maxi Parlamento andrà avanti fino al 2023. Solo nel caso in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dovesse sciogliere le Camere, gli effetti della legge taglia parlamentari, quella controfirmata dagli elettori con il sì al referendum, sarebbero immediati. Altrimenti, stando all’agenda politica l’entrata in vigore del dimagrimento sarà solo fra tre anni, scadenza naturale della legislatura in corso. Nel frattempo, a Roma, dovrà essere approvata una nuova legge elettorale.

La sforbiciata. La Sardegna, come si sa da tempo, perderà nove parlamentari: tre senatori (da otto a cinque) e sei deputati (da 17 a 11). Il motivo del taglio è presto detto: il testo in discussione nell’aula della commissione affari costituzionale di Montecitorio prevederebbe l’azzeramento della cosiddetta quota maggioritaria. In altre parole, dal conto totale saranno depennati i nove parlamentari eletti nel 2018, sei alla Camera e tre al Senato, nei collegi uninominali. Solo quelli in cui due anni fa, ma anche alle recentissime suppletive di Sassari per il Senato, si sono consumate le sfide dirette fra i diversi candidati, uno per lista, e dove per vincere bastava prendere un voto in più degli avversari. Dopo l’ultimo via libera alla legge taglia parlamentari, i nove collegi uninominali non ci saranno più. Rimarranno, o dovrebbero rimanere, solo i 16 eletti nei collegi territoriali proporzionali, che poi sarebbero quelli in cui i partiti si presenteranno con le liste più o meno bloccate.

Brescellum. È questo il nome della legge in discussione in parlamento. Battezzata così, perché a presentarla è stato il deputato dell’M5s Giuseppe Brescia, presidente della commissione affari costituzionali della Camera. Il Brescellum dovrebbe soppiantare l’ultimo sistema elettorale del 2018, meglio conosciuto come Rosatellum-bis. Però, al di là delle etichette, quali saranno i contraccolpi sulla rappresentanza della Sardegna a Roma? Oltre all’inevitabile riduzione nel numero di parlamentari, da 25 a 16, il testo ipotizza anche altre due regole fondamentali: lo sbarramento nazionale al 5 per cento e il diritto di tribuna per i partiti regionali. Vanno spiegate entrambe. La prima dovrebbe escludere dalla suddivisione dei seggi in palio, saranno 16 per la Sardegna, tutti quei partiti che nel 2023 non dovessero superare la soglia nazionale. Ma per i contrari al Brescellum non solo lo sbarramento previsto sarebbe troppo alto, e infatti propongono non più del 4 per cento, ci sarebbe questa controindicazione: le grandi coalizioni spazzerebbero via i partiti regionali. Però per evitare l’effetto schiacciamento, i favorevoli al Brescellum hanno contrapposto il diritto di tribuna. È la clausola che dovrebbe garantire comunque l’elezione dei candidati dei partiti, soprattutto locali, capaci di ottenere tre quozienti alla Camera in due regioni e almeno uno al Senato. Dopo aver già spaccato in due la maggioranza giallorossa, fra una settimana il Brescellum riprenderà a marciare verso la scadenza del 2023. (ua)

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