La Nuova Sardegna

Carlo Doria: «Porterò a Roma le battaglie dell’isola»

di Alessandro Pirina
Carlo Doria: «Porterò a Roma le battaglie dell’isola»

Il senatore: «Temi come i trasporti non possono trovare risposta a Cagliari. Io favorito dalle divisioni della sinistra? No, ho vinto perché eravamo uniti»

23 settembre 2020
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SASSARI. Lo aveva detto in campagna elettorale, lo ribadisce ora che i sardi del Nord lo hanno spedito al Senato: Carlo Doria sarà il luogotenente della giunta Solinas a Palazzo Madama. L’estensore romano delle battaglie del governatore. D’altro canto, per quanto abbia deciso di iscriversi al gruppo Lega-Psd’Az, il medico neo parlamentare non ha mai fatto mistero di essere sceso in campo su richiesta di Solinas.

Doria, come sono state queste prime 24 ore da senatore?
«Sento sicuramente il peso della responsabilità. Era già così in campagna elettorale, oggi lo è ancora di più. Quello che più di tutto conta è avere quella disponibilità e lucidità nel mettere in fila le priorità dei sardi per portare a Roma le nostre istanze e creare quelle condizioni che favoriscano una comunione di intenti con gli altri parlamentari sardi nell’esclusivo interesse della Sardegna».

Ha sentito i suoi competitor?
«Ho ricevuto la telefonata dell’avvocato Marras per un saluto e un augurio da parte di uno che ha concorso con lealtà e con onore. Gli altri non li ho sentiti».

L’affluenza si è fermata al 33,9. Un dato che denota disinteresse verso la politica.
«Rispetto all’affluenza delle suppletive di Cagliari dell’anno scorso è andata benissimo. Mi aspettavo comunque un’affluenza non elevata perché era comunque una domenica d’estate, perché le suppletive non hanno mai grande appeal e poi a causa del Covid. Ci sono comunità come Orune in cui ci sono 250 persone in quarantena e non è stato possibile riuscire ad attrezzare seggi speciali».

La sua elezione è stata favorita dalle spaccature del centrosinistra?
«Noi abbiamo vinto perché a differenza di altri eravamo uniti. Unità di intenti e forza di coalizione che ha forti connotazioni autonomistiche hanno convinto l’opinione pubblica sulla bontà del nostro programma. Che non è altro che quello di portare a Roma i temi della giunta Solinas che non possono trovare risposte solo a Cagliari. I trasporti, la zona franca, l’ammodernamento delle infrastrutture sono temi che hanno necessità di una soluzione romana».

Quale sarà la sua prima battaglia da senatore?
«Si deve partire dalla condizione di insularità, alla quale è correlato tutto il resto. La madre di tutte le battaglie è quella per i trasporti, a cui vanno collegati il turismo, il lavoro, la sanità».

È favorevole all’inserimento del principio di insularità nella Costituzione?
«Assolutamente sì. Oggi dobbiamo riscattare i principi sanciti dallo Statuto. In primis il Piano rinascita che necessita di essere rifinanziato come previsto dalla legge. Questo per i sardi è fondamentale, come lo saranno tutte le progettazioni per i grandi investimenti in vista del Recovery fund».

Il 3-3 alle Regionali rafforza l’asse di governo. La spallata è dunque rimandata?
«Il dato è che oggi 15 regioni sono governate dal centrodestra, cinque dal centrosinistra. Già questo fa capire l’orientamento degli italiani».

Al referendum ha prevalso il Sì e l’isola avrà 9 parlamentari in meno.
«Quanto accaduto è di estrema gravità per i sardi. Con questo referendum andiamo a perdere una grossa quota della rappresentatività a vantaggio di regioni come Lombardia e Sicilia che dovranno così occuparsi degli affari dei sardi. Ecco perché è fondamentale che tutti i parlamentari sardi si liberino della maglia del proprio club per indossare tutti quella dei quattro mori».

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