La Nuova Sardegna

l’assemblea dei gruppi parlamentari 

Veti e veleni nell’M5s post-voto

Crimi offre tre alternative per la leadership. Il rebus Di Battista

25 settembre 2020
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ROMA. Piccoli passi avanti nella guerra permanente interna al M5S. L'assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento si rivela come un complicato intreccio di veti, veleni, accuse più o meno velate. Ma, dopo giorni di silenzio, il capo politico Vito Crimi tenta di imprimere un'accelerazione alla road map che porterà il Movimento alla sua rifondazione presentandosi di persona alla riunione e mettendo sul tavolo tre scenari: un capo politico unico da votare subito in rete, una leadership collegiale sempre votabile al più presto su Rousseau e un percorso che porterà a un Congresso vero e proprio. Di fronte, Crimi si trova una platea che chiede da tempo la terza ipotesi ma la sua attuabilità non è così facile.

I tempi sono stretti e, come spiega lo stesso Crimi, «il livello più urgente è quello della governance». L'impressione è che, nella galassia M5S, la confusione resti. Crimi non vuole passare come «l'uomo solo al comando» ma come un mediatore e, in fondo, le sue proposte mediano anche tra i due centri di potere del M5S: la Roma dei gruppi parlamentari e la Milano della Casaleggio Associati.

La road map, insomma, è iniziata. Ma le acque restano agitate. E resta il rebus di un Alessandro Di Battista mai così lontano dai vertici del M5S. Movimento che, al di là dell'esigenza di riorganizzazione, continua a registrare un tutti contro tutti. Le punzecchiature non mancano. Come quella del presidente della Camera Roberto Fico, che in mattinata dice basta «alle battaglie intestine» ma sottolinea come alcuni «problemi del M5S derivino da un verticismo troppo spinto».

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