La Nuova Sardegna

Emergenza continua: la sanità non si rialza

di Roberto Petretto
Emergenza continua: la sanità non si rialza

Le liste di attesa non accennano ad accorciarsi. E il Cup web ancora fermo L’opposizione attacca: «Subito un consiglio regionale straordinario»

27 settembre 2020
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SASSARI. Il momento delle azioni declinate al futuro è finito: è tempo che la Regione coniughi i tempi al passato prossimo. Che passi dal “faremo” al “abbiamo fatto”. Perché chi ogni giorno deve affrontare difficoltà e ostacoli per prenotare una visita medica o un esame diagnostico, chi deve affrontare file interminabili e pericolose (in tempi di coronavirus) davanti a quelle strutture sanitarie che lo dovrebbero curare e proteggere, chi chiede risposte e trova telefoni muti, ormai non ce la fa più.

Liste d’attesa. Chi vuole prenotare deve farlo o di persona agli sportelli delle Assl oppure telefonicamente. E spesso si trova a fare i conti con attese snervanti o con le risposte dei volenterosi addetti del call center che rimandano a tempi e luoghi disagevoli per i pazienti. L’abbattimento delle liste d’attesa, più volte promesso, ancora non si vede: lo testimoniano le lamentele di tanti utenti che devono fare i conti con questo problema. A meno che non abbiano la possibilità economica di ricorrere alla sanità privata. Anche accedere ai report delle liste d’attesa è complicato e non sempre i dati sono aggiornati. Il blocco delle prenotazioni durante il lockdown ha provocato un allungamento delle liste d’attesa. L’arretrato non è stato smaltito (tranne rare eccezioni) e nel tentativo di recuperare, molte prestazioni sono state scaricate sulle strutture convenzionate che hanno così esaurito o quasi il budget a loro disposizione. Una palude dalla quale è difficile tirarsi fuori.

Cup web off line. Potrebbe sembrare un aspetto marginale (e non lo è), ma è comunque la raffigurazione plastica di un sistema che non riesce a mettere insieme i cocci della macchina schiantata dal Covid. Una macchina che già prima della pandemia non funzionava benissimo, ma che ora stenta a riprendere ritmi normali. Quasi due mesi fa, il 25 luglio, La Nuova aveva chiesto all’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, le ragioni per cui la possibilità di prenotare visite e esami on line fosse preclusa da una scritta sulla pagina dedicata di “Sardegna salute”: «A seguito dell’emergenza Covid-19 le prenotazioni on line effettuate tramite il Portale Cupweb sono temporaneamente sospese, ci scusiamo per il disagio». La risposta dell’assessore fu candida: «Non lo so».

Le altre regioni. Da allora nulla è cambiato. La Sardegna è un esempio poco virtuoso nel panorama nazionale. Nessuna delle 20 regioni italiane si trova nelle condizione della Sardegna: la Liguria, che aveva sospeso le prenotazioni on line durante l’emergenza, ha riattivato il servizio a giugno. Per il resto Valle d’Aosta, Lombardia, Piemonte, Trentino, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria Lazio, Puglia, Basilicata, alcune Asl della Calabria, dell’Abruzzo, della Campania e della Sicilia hanno tutte attivo il servizio di Centro unico di prenotazione via web. Non lo ha né lo aveva prima dell’emergenza, il Molise. La Sardegna è l’unica che, sotto questo aspetto, non è ancora uscita dall’emergenza.

Opposizione all’attacco. Del malumore e della rabbia degli utenti si fanno portavoce i consiglieri regionali del Gruppo Liberi e Uguali Sardigna, Eugenio Lai e Daniele Cocco, insieme agli altri consiglieri di minoranza dei Gruppi Pd, Progressisti e M5s che hanno presentato una mozione e chiesto la convocazione urgente del Consiglio regionale.

«Da oltre un anno - dice Eugenio Lai - nel sistema sanitario regionale si registrano problematiche relative al personale, ai presidi e all'organizzazione dei servizi sanitari, specialmente in alcuni territori dell'interno, con criticità che compromettono il pieno riconoscimento del diritto alla salute dei sardi». L’Ats viene accusata di «incapacità di gestione dell’emergenza Covid-19«. Un’incapacità che si ripercuoterebbe «anche nelle attività socio-sanitarie destinate ai cittadini che vedono rimandate a data da destinarsi visite, terapie e interventi già programmati o costretti ad attendere mesi, alcune volte anni, per le nuove richieste a causa del dilatarsi delle già lunghe liste di attesa».

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