La Nuova Sardegna

Cresce il consumo del territorio in Sardegna, coste più tutelate

di Roberto Petretto
Cresce il consumo del territorio in Sardegna, coste più tutelate

A Nuoro e Oristano trasformati 650 metri quadri per abitante. Nella fascia dei 300 metri dal mare l’isola ha gli indici più bassi

06 ottobre 2020
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SASSARI. In Italia il 70 per cento della popolazione vive nelle grandi aree urbane. L’aumento della popolazione nelle città ha delle conseguenze anche dal punto di vista climatico. Uno studio coordinato dal Cnr-Ibe, svolto in collaborazione con Ispra, mette in evidenza alcune criticità legate all’auento della temperatura nelle zone urbane, frutto di minori superfici a verde e di un maggiore consumo del territorio.

Lo studio ha elaborato un indicatore di copertura superficiale del paesaggio urbano (l’Urban surface landscape layer), che rappresenta le zone delle città caratterizzate da differenti combinazioni di densità di consumo di suolo e copertura arborea, e individua aree critiche urbane, con elevate temperature superficiali, che necessitano di azioni di mitigazione e in particolare di una intensificazione della copertura arborea.

Lo studio prende in considerazione 10 aree urbane italiane e nessuna in Sardegna. Ma uno degli elementi su cui si basa è quello del consumo del suolo, prendendo come riferimento l’edizione 2020 dell’indagine Ispra su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. E in questo caso dalla Sardegna arrivano indicazioni poco confrotanti. Nel 2019 nell’isola sono stati consumati 80mila ettari di suolo. Un dato assoluto che colloca la Sardegna al 10 posto tra le Regioni d’Italia. Ma se si prende in considerazione il rapporto tra superfici consumate e abitanti, allora la Sardegna raggiunge un livello da zona rossa. Nelle province storiche di Oristano e Nuoro c’è un rapporto di più di 650 metri quadri di consumo del territorio per abitante. Sassari e il Sud Sardegna hanno un rapporto leggermente più basso: tra 450 e 650 metri quadri per abitante. L’area metropolitana di Cagliari, più edificata, ma anche più popolata, è zona verde con un rapporto tra 200 e 300 metri quadri pro capite. Nell’ultimo anno, però, Cagliari è tra le prime dieci città capoluogo di Provincia per incremento di superficie consumata di meno di un ettaro. Ma è sorprendente il dato della vicina Uta che nel 2019 ha aumentato la trasformazione del suo territorio di ben 58 ettari. «L’origine di questo consumo di suolo - spiega l’indagine dell’Ispra - va ricercata nell’ampliamento delle superfici destinate all’installazione di pannelli fotovoltaici a terra, su aree precedentemente agricole».

Grande attenzione per le aree costiere. In questo caso, però il territorio sardo non è troppo compromesso. Nella fascia dei 300 metri dal mare meno del 10 per cento del territorio è consumato per insediamenti artificiali. È il dato più basso a livello nazionale, insieme a quello della Basilicata. In testa c’è la Liguria con oltre il 47 per cento.

Le cose non cambiano se si considera la fascia tra i 300 e i mille metri dal mare: anche in questo caso Sardegna e Basilicata sono in coda alla graduatoria.

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