La Nuova Sardegna

Solinas non torna indietro Prorogata l’ordinanza

di Umberto Aime
Solinas non torna indietro Prorogata l’ordinanza

«Ora siamo in emergenza». E ripropone il testo che era stato sospeso dal Tar Controlli sanitari obbligatori sino al 23 ottobre per chi arriva nell’isola

07 ottobre 2020
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CAGLIARI. Christian Solinas ha deciso di non fare neanche un passo indietro. Da domani i test anti-Covid ritorneranno a essere obbligatori per turisti e passeggeri e lo saranno fino al 23 ottobre. Perché? Perché, in estrema sintesi, «oggi, molto più di qualche mese fa, esiste, viviamo, un’emergenza sanitaria in Sardegna». È tutto scritto nella nuova ordinanza con cui il presidente della Regione ha prorogato di fatto quella impugnata a settembre dal Governo, poi bocciata dal Tar, e in scadenza oggi. Ha scelto di andare allo scontro con Palazzo Chigi proprio alla vigilia della missione del ministro della salute Roberto Speranza, che è atteso questo pomeriggio a Villasimius per partecipare a un convegno dei medici di famiglia. Non solo: l’ha firmata, l’ordinanza, anche alla vigilia della camera di consiglio del Tar, che oggi dovrebbe entrare nel merito della precedente disputa fra Governo e Regione sull’incostituzionalità dei test d’ingresso.

La sfida. C’è sola una differenza fra le due ordinanze, per il resto sono identiche. È stata scritta nero su bianco nel lungo elenco delle premesse, o valutazioni tecnico scientifiche, a monte dell’ultima decisione del governatore. Premesse che possono essere riassunte così: «Oggi siamo in emergenza». Emergenza che invece, almeno stando al blocco imposto a suo tempo dal Tar, non era presente una ventina di giorni, fino a bocciare la vecchia ordinanza perché «considerata esagerata». Mentre in questo momento molto particolare – scrive Solinas – «le condizioni epedemiologiche sono mutate con l’aumento esponenziale dei contagi» e quindi «è indispensabile un immediato intervento a tutela del diritto alla salute delle persone». Come? Con la rinnovata prescrizione dei test obbligatori, prima dell’imbarco o allo sbarco, per «tutti i viaggiatori provenienti dall’estero e dal resto del territorio nazionale, nei quali la circolazione del virus sia ancora particolarmente significativa e in preoccupante aumento». È proprio e solo per questo motivo che, in queste ore, Solinas avrebbe deciso di rialzare un cordone sanitario intorno alla Sardegna, che ormai da luglio non è più un’isola Covid free.

Le prove. Stavolta il governatore ha scelto di presentarsi in battaglia più che corazzato, almeno nei numeri. E infatti, nella parte iniziale della ordinanza 46, ha scritto che «nelle ultime due settimane il numero dei soggetti in isolamento domiciliare è cresciuto di circa 650 unità, triplicando il dato accertato durante il picco del periodo di lockdown, fino ad attestarsi in oltre 2190 casi». Poi qualche riga dopo: «Il numero di pazienti ricoverati in ospedale nei reparti non intensivi ha avuto un incremento di circa 14 unità e di 19 nelle intensive. Sempre nelle stesse settimane, è aumento anche il numero di decessi». Dalla fine di settembre, ancora testuale dall’ordinanza, è finito quindi sotto pressione il sistema sanitario. A tal punto che «in terapia intensiva oggi sono liberi solo 14 posti e 28 in subintensiva». Per essere ancora più chiari, sempre secondo Solinas, in questo frangente gli ospedali non sarebbero certo nelle condizioni di sostenere «un’ennesima ondata di casi positivi provenienti dall’esterno», perché impegnati «in un’emergenza sanitaria interna mai registrata neanche nel lockdown».

La nuova ondata. Secondo il governatore è infatti probabile che dopo quanto accaduto in agosto, con un flusso incontrollato di tantissimi turisti, ci sia a breve una seconda ondata. Confermata soprattutto dalle proiezioni sul numero di passeggeri imbarcati su traghetti e aerei nel trimestre ottobre, novembre e dicembre e che supererebbero le 400mila persone. Sarebbe quindi proprio questa la portata del rischio che, stando all’ordinanza, rischierebbe di travolgere il sistema sanitario regionale. Per arrivare a questa conclusione perentoria: basta con le maglie larghe nei controlli, sì e subito test obbligatori nei porti e negli aeroporti.

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