La Nuova Sardegna

Niente tampone, 12enne chiuso in casa

di Gianni Bazzoni
Niente tampone, 12enne chiuso in casa

Studente delle Medie, è in attesa da martedì. E i genitori non possono lavorare

10 ottobre 2020
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SASSARI. Non ci vuole niente. Un po’ di raffreddore, qualche colpo di tosse, male tipico di stagione e una costante per quasi tutti i bambini. Ma da quando è scoppiata la pandemia tutto è cambiato e a farne le spese sono soprattutto gli stessi bambini e le famiglie, compresi i genitori che lavorano. Tutti bloccati a casa per una emergenza che nel 99 per cento dei casi non c’è, ma il protocollo prevede azioni specifiche.

L’ultimo caso a Sassari riguarda un bambino di 12 anni, frequenta la seconda media. Lunedì a scuola ha fatto qualche starnuto, gli colava un po’ il naso, e a seguire gli inevitabili colpi di tosse.

I genitori - appena il dodicenne è tornato a casa - hanno avvertito la pediatra. «La risposta è stata che il bambino doveva stare in isolamento. La dottoressa ha contattato il Servizio di Igiene pubblica per richiedere il tampone. Non ha visitato il bambino, ha voluto sapere quali sintomi avesse al telefono».

Il seguito della vicenda è quello che merita particolare attenzione. Da martedì, infatti, il ragazzino è chiuso in casa in isolamento e insieme a lui i genitori che non possono andare al lavoro. Del tampone - che in questi casi andrebbe fatto in tempi certi senza lasciare una famiglia in una condizione di attesa che non si sa fino a quando dovrà durare - fino a ieri sera non si sapeva niente. Risultato: il bambino ha solo un raffreddore che poteva essere curato come si fa normalmente in presenza dei mali di stagione. Intanto è costretto a saltare le lezioni e tutta la famiglia si trova in una condizione di difficoltà perchè all’origine della vicenda manca un atto di responsabilità del servizio pubblico.

É un problema che già si è presentato e ora con l’arrivo dell’inverno riserverà inevitabilmente nuove puntate, presumibilmente tutte uguali. Soprattutto se non si deciderà di correre ai ripari e affrontare le situazioni con iniziative adeguate. Tra le proposte formulate più volte c’è quella di favorire test diagnostici rapidi per scongiurare così la quarantena preventiva e limitare i disagi per bambini e genitori. Per ora siamo in alto mare: come da protocollo infatti i pediatri prescrivono quasi sempre il tampone - come è avvenuto per il 12enne di Sassari - e siccome l’esame non è immediato bisogna stare a casa. Tutti in attesa del tampone che se va bene arriva dopo una settimana.

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