Mascherine, vendite crollate in estate
Un allentamento della tensione potrebbe aver contribuito alla ripresa dei contagi
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SASSARI. La vendita delle mascherine in Italia ha subito un andamento ondivago. È cresciuto durante l’inizio del lockdown, raggiungendo il picco nella seconda settimana di aprile, per calare durante l’estate e risalire a settembre, ma con una serie di oscillazioni. C’è chi lega al calo degli acquisti estivo la ripresa del contagio che stiamo registrando ora.
Ma il collegamento non è cosi semplice, né automatico. I dati pubblicati ogni settimana da Iqvia (società leader mondiale nell’elaborazione e analisi dei dati nel settore dell’assistenza sanitaria) si riferiscono infatti solo all’andamento delle vendite nelle farmacie. E sono gli stessi ricercatori della società a precisare che le variazioni possono essere dovute a diversi fattori: «Considerato che l’epidemia si sta riacutizzando, va capito se la contrazione (registrata dal 21 al 27 settembre, ndr) è da addebitare a un effetto scorta oppure alla crescente reperibilità di tali prodotti anche in molti altri canali del retail».
Il grafico realizzato da Iqvia mostra come il picco nelle vendite si sia avuto in pieno lockdown, nella seconda settimana di aprile, con vendite per oltre 5,5 milioni di euro. Poi le vendite sono progressivamente calate per ripendere in coincidenza con la fine del periodo di restrizioni (vendite per 3,78 milioni nella prima settimana di giugno).
Da allora la discesa è stata continua per arrivare a toccare il punto più basso a fine giugno (sotto i due milioni di euro) e proseguire con un andamento oscillante durante l’estate. Poi, a fine agosto, la ripresa e il picco della seconda settimana di settembre con un volume di vendite di 4,37 milioni. Il calo estivo può essere una concausa della ripresa del contagio alla fine della bella stagione? Di sicuro è il segnale di un allentamento della tensione che era visibile negli atteggiamenti di moltissime persone: c’era la sensazione diffusa di averla scampata, di un virus che non circolava più come prima e forse anche l’acquisto di mascherine di protezione ha smesso di essere una priorità.
Discorso analogo per la vendita degli igienizzanti per le mani: anche qui il grafico delle vendite segue, grosso modo, quello delle mascherine. Con una differenza sostanziale: forse perchè nella prima fase il dibattito sull’utilità delle protezioni per il viso ha mandato segnali contrastanti, la caccia agli igienizzanti è partita prima: il picco nelle vendite (4,54 milioni) lo si è avuto nella seconda settimana di marzo: quando è partito il lockdown.
Ma il collegamento non è cosi semplice, né automatico. I dati pubblicati ogni settimana da Iqvia (società leader mondiale nell’elaborazione e analisi dei dati nel settore dell’assistenza sanitaria) si riferiscono infatti solo all’andamento delle vendite nelle farmacie. E sono gli stessi ricercatori della società a precisare che le variazioni possono essere dovute a diversi fattori: «Considerato che l’epidemia si sta riacutizzando, va capito se la contrazione (registrata dal 21 al 27 settembre, ndr) è da addebitare a un effetto scorta oppure alla crescente reperibilità di tali prodotti anche in molti altri canali del retail».
Il grafico realizzato da Iqvia mostra come il picco nelle vendite si sia avuto in pieno lockdown, nella seconda settimana di aprile, con vendite per oltre 5,5 milioni di euro. Poi le vendite sono progressivamente calate per ripendere in coincidenza con la fine del periodo di restrizioni (vendite per 3,78 milioni nella prima settimana di giugno).
Da allora la discesa è stata continua per arrivare a toccare il punto più basso a fine giugno (sotto i due milioni di euro) e proseguire con un andamento oscillante durante l’estate. Poi, a fine agosto, la ripresa e il picco della seconda settimana di settembre con un volume di vendite di 4,37 milioni. Il calo estivo può essere una concausa della ripresa del contagio alla fine della bella stagione? Di sicuro è il segnale di un allentamento della tensione che era visibile negli atteggiamenti di moltissime persone: c’era la sensazione diffusa di averla scampata, di un virus che non circolava più come prima e forse anche l’acquisto di mascherine di protezione ha smesso di essere una priorità.
Discorso analogo per la vendita degli igienizzanti per le mani: anche qui il grafico delle vendite segue, grosso modo, quello delle mascherine. Con una differenza sostanziale: forse perchè nella prima fase il dibattito sull’utilità delle protezioni per il viso ha mandato segnali contrastanti, la caccia agli igienizzanti è partita prima: il picco nelle vendite (4,54 milioni) lo si è avuto nella seconda settimana di marzo: quando è partito il lockdown.