La Nuova Sardegna

Sindaci sardi confusi ma no ad altre misure

di Antonello Palmas
Sindaci sardi confusi ma no ad altre misure

Nuovo dpcm. Comuni intenzionati a non chiudere le strade affollate dalle 21 Nizzi (Olbia): restrizioni già sufficienti, il rischio è ridurre la gente alla fame

20 ottobre 2020
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SASSARI. Il Dpcm arriva come una tempesta di sabbia sui Comuni sardi e ha il potere di confondere ancora di più le idee dei sindaci, che sembrano non sapere bene come comportarsi nel caso che debbano prendere dei provvedimenti di chiusura dalle 21 per limitare gli assembramenti e arginare i contagi. In generale sembra che non giudichino necessarie nuove ordinanze, mentre a Sassari il decisionista Nanni Campus è il primo a muoversi col divieto di bere per strada dalle 18, ritenendo che sia la chiave per controllare la movida.

Rispetto alla prima versione del decreto, dopo il duro confronto tra Conte e il presidente nazionale Anci Antonio Decaro, è sparita la parola “sindaci” nell’articolo che chiede di valutare la chiusura. Emiliano Deiana, presidente regionale Anci, sottolinea come, dopo qualche perplessità su chi dovesse allora assumere i provvedimenti sia stato «chiarito dal Viminale che si parla di decisione presa di concerto tra sindaco, prefetto e comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza». Nel corso di una conferenza stampa è stato lo stesso premier Giuseppe Conte a far luce sulla procedura dopo un colloquio con Decaro e la ministra Lamorgese: il Comune che ritiene di dover prendere una misura restrittiva, sentita la Asl, elabora una proposta che viene sottoposta al Cosp e valutata nell’ambito di una riunione tecnica, quindi saranno le forze di polizia e a dare attuazione alle misure. Il nodo degli organici era stato sottolineato da più parti, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, secondo cui «con la sola municipale sarebbe impossibile far rispettare le disposizioni».

Ma Deiana è del parere che «i provvedimenti vanno presi su base territoriale, sub-provinciale, altrimenti non sono efficaci, si crea un esodo nel Comune confinante», specificando che «non si tratta di una questione di scaricabarile, ma di praticità delle cose. E sostiene che i provvedimenti possano anche riguardare solo il weekend e comunque non vadano «presi su base percettiva, ma scientifica. Per adottare misure forti (se si ritiene che in un territorio si sia abbassata troppo la guardia) occorre sempre basarsi sui numeri, che possono scendere e a quel punto si può rivedere il provvedimento (il sindaco di Orani, Antonio Fadda, ha già detto che senza elementi forniti da un comitato scientifico non ci saranno strette ulteriori, ndc).

La perplessità dei sindaci la riassume bene il primo cittadino di Nuoro, Andrea Soddu: «Non c'è nessuna necessità di una ordinanza con queste prescrizioni, alle 21 infatti la città è già semi deserta». Lui e i colleghi del Nuorese si riuniranno in settimana col prefetto Rotondi per fare il punto proprio su eventuali criticità e concordare se sia il caso di attuare restrizioni. Secondo il sindaco di Olbia Settimo Nizzi «sono già più che sufficienti le restrizioni anti Covid-19 previste dall'ultimo Dpcm: noi dobbiamo limitarci a stare attenti e a rispettare le regole. Quindi, uso delle mascherine, igienizzazione delle mani, distanziamento sociale», affermando che «se dovessimo continuare a chiudere, tra qualche mese la gente si troverebbe alla fame o scenderebbe in piazza». «Stiamo valutando» dice invece a Oristano Andrea Lutzu.

Per il primo cittadino di Galtellì, Giovanni Santo Porcu, «è positivo che non si usino provvedimenti su larga scala, non siamo Milano. Noi per esempio, non avendo casi di positività, abbiamo attivato in sicurezza dei corsi di ginnastica dolce per anziani. In un altro paese in emergenza sarebbe stato impossibile, ma non sarebbe stato giusto che rientrassimo in un provvedimento generale. Ben vengano le responsabilità dei Comuni».

«Non farò ordinanze di coprifuoco perché non ce n'è bisogno – preannuncia a Fonni, Daniela Falconi, definendo confuso il Dpcm – La situazione in paese è abbastanza sotto controllo sia dal punto di vista sanitario che per i comportamenti dei cittadini. Tra noi sindaci ci siamo confrontati e abbiamo concordato di non forzare la mano con chiusure così drastiche».

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