La Nuova Sardegna

In tre giorni 14 morti nell’ospedale di trincea

di Mauro Lissia
In tre giorni 14 morti nell’ospedale di trincea

La guerra quotidiana contro il Covid combattuta al Santissima Trinità di Cagliari Il direttore Marracini: «È un bilancio pesante, il personale lavora senza sosta» 

28 ottobre 2020
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CAGLIARI. Quattordici morti negli ultimi tre giorni, 163 ricoverati con sintomi di Covid, un flusso ininterrotto di ambulanze da ogni angolo della Sardegna con un livello di pressione che sta mettendo a dura prova la resistenza del personale, come se l’orologio della pandemia avesse preso a girare al contrario per riportare la situazione alla realtà micidiale di marzo e aprile. Sono giornate di trincea quelle del Santissima Trinità, l’ospedale divenuto per scelta dell’assessorato regionale alla Sanità riferimento centrale per l’assistenza a chi contrae il Covid-19, un destino segnato dalla presenza storica nella struttura di Is Mirrionis di un reparto infettivi attrezzato ed efficiente. C’è una novità: da ieri i pazienti positivi ma clinicamente stabili che non possono rientrare a casa vengono trasferiti all’hotel Montiruju di Santa Maria Coghinas, come già ha fatto l’ospedale Santissima Annunziata di Sassari: «Se i familiari e i conviventi di queste persone sono negativi – spiega Sergio Marracini, il direttore sanitario – è bene che stiano lontani per il tempo necessario, altrimenti rischiamo di creare nuovi focolai d’infezione». Nove persone risultate positive al tampone molecolare erano in procinto di partire nel tardo pomeriggio di ieri alla volta del centro nel Sassarese, altre quattro partiranno oggi secondo il programma elaborato dalla direzione sanitaria: «L’Igiene pubblica di Sassari ha addestrato nei giorni scorsi il personale per l’assistenza – avverte Marracini – bisognava apprendere prima di tutto la tecnica di vestizione e di svestizione. In queste ore sono stati completati gli ultimi preparativi e siamo in attesa dell’autorizzazione alla partenza delle prime ambulanze, questa soluzione ci consentirà di tenere molte famiglie al riparo dal contagio». È la classica trasformazione della necessità in virtù, perché se il virus non è mutato, è l’ospedale cagliaritano che da mesi modifica i suoi servizi quasi giorno per giorno in funzione della pandemia e dell’assistenza di malati e potenziali malati: il reparto di ortopedia è stato trasferito al Marino, la cardiologia al Binaghi e l’urologia, da anni fiore all’occhiello del Santissima Trinità, è stata accorpata alla chirurgia: «Grazie a questi spostamenti siamo riusciti a liberare posti letto utili per il Covid – conferma Marracini – mantenendo la situazione sotto controllo. In questa fase possiamo dire che il saldo tra pazienti che entrano e pazienti che vengono dimessi è in equilibrio, di certo a nessuno è stata negata l’assistenza».

Fin qui il presente, reso cupo dal numero dei decessi e dalle prospettive ancora incerte dell’epidemia: «Quattordici morti sono tanti, siamo addolorati per loro e per le loro famiglie – ammette Marracini – ma i numeri che arrivano da ogni parte d’Italia e del mondo sono pesantissimi, in Italia e in Sardegna c’è una crescita evidente che le misure governative e regionali stanno cercando di contenere. Noi facciamo il possibile, il personale lavora a tempo pieno con un impegno straordinario e finora siamo riusciti a ricoverare tutti e a curare tutti. Chi è convinto che l’emergenza Covid abbia privato gli altri malati di un’assistenza adeguata sbaglia di grosso, dal Santissima Trinità non abbiamo tolto nulla, siamo in grado di fare fronte ad ogni necessità. È un momento difficile, lo è per tutti, ma stiamo lavorando al massimo delle nostre possibilità».

I numeri generali d’altronde sono impietosi: secondo il bollettino quotidiano della Regione nelle ultime ventiquattr’ore il numero dei positivi nella città metropolitana di Cagliari è aumentato di 80 casi, la tendenza non induce all’ottimismo. La pandemia non ha risparmiato il personale del Santissima Trinità: ogni giorno due o tre operatori, tra medici e infermieri, risulta positivo al tampone nel Presidio unico dell’area cagliaritana, una parte dei contagiati - il numero non viene comunicato - lavora all’ospedale di Is Mirrionis.

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