La Nuova Sardegna

Ospedali in sofferenza ma reggono l’urto

di Umberto Aime
Ospedali in sofferenza ma reggono l’urto

L’indice di saturazione nelle strutture Covid isolane è del 27 per cento Però in diversi presidi vengono interrotte le prestazioni non urgenti

04 novembre 2020
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CAGLIARI. L’Italia è in profondo rosso. Le terapie intensive scoppiano dalla Lombardia alla Campania fino alla Sicilia. Per fortuna, invece, in Sardegna la soglia di allerta sarebbe ancora lontana. Il tasso di occupazione dei posti letto a Cagliari, Oristano, Sassari e Nuoro, stando all’ultimo rapporto dell’Agenzia che tiene sotto controllo la sanità nelle regioni, l’Agenas, i margini di sicurezza sembrerebbero essere ancora abbastanza ampi. Se sulla terra ferma la soglia massima del 30 per cento è stata superata purtroppo di ben sette punti, negli ospedali Covid isolani è appena superiore al 27. «Tre punti di differenza sono una garanzia importante», è scritto nel monitoraggio quotidiano di Agenas sulla pressione della pandemia sul sistema sanitario. C’è poi una seconda tabella che preoccupa ancora meno: il tasso di occupazione dei posti letto Covid nell’area non critica. In questo caso se l’Italia ha sfondato il muro molto preoccupante del 36 per cento di saturazione, la Sardegna s’è assestata sul 24, confermando che questi sei punti di differenza rispetto alla soglia nazionale, è sempre il 30, – scrive Agenas – «garantiscono un carico ancora sostenibile se messi a confronto con la disponibilità massima ipotizzata di 590 posti letto». Però, nonostante queste due tabelle rassicuranti, non tutto va bene.

Zone grigie. L’emergenza si percepisce eccome. All’ospedale Santissima Trinità, a Cagliari, è stato attivato il sesto reparto Covid dopo neanche una settimana dall’apertura del quinto. Tra l’altro oggi la Giunta dovrebbe dare il via libera all’ingaggio di un secondo ospedale Covid a Cagliari: sarà il Binaghi. Anche le cliniche San Pietro, a Sassari, hanno dovuto aumentare la disponibilità per far fronte alla seconda ondata. Nel frattempo, a Nuoro, è stato aperto un ospedale da campo al San Francesco ma mancano ancora i medici per renderlo operativo. Poi, in tutta fretta, anche il San Martino di Oristano è stato inserito nella rete anti-coronavirus per allentare il carico sull’ospedale di Cagliari. C’è poi un’altra notizia che conferma come l’asticella si sia sollevata. L’ospedale privato Mater Olbia ha messo a disposizione altri 8 posti letto dedicati solo ai pazienti Covid, passando da 14 a 22 fra sub intensiva e ricoveri non critici, rispetto a una disponibilità massima dichiarata di 28. Però, sempre al Mater Olbia, è ancora chiusa la terapia intensiva, altri 6 posti, perché manca il personale specializzato. Regione e vertici dell’ospedale qatariota, rappresentato dal direttore sanitario Franco Meloni, dovrebbero incontrarsi a breve per trovare una soluzione, con il trasferimento a Olbia di uno o più rianimatori. Nella rete vanno conteggiati anche i 30 posti letto messi a disposizione dal Policlinico sassarese e quelli, una quindicina, nell’unico hotel Covid finora aperto a Santa Maria Coghinas. L’Ats ha fatto sapere comunque di essere pronta a coinvolgere altre strutture periferiche.

La contestazione. Secondo i Progressisti, partito di opposizione in Consiglio regionale, la situazione sarebbe invece molto più complicata. «I margini di sicurezza – si legge in un comunicato – sarebbero inferiori, perché oltre ai 337 ricoverati negli ospedali Covid, è l’ultimo dato del bollettino ufficiale, vanno considerati anche gli 80 ancora in carico ai pronto soccorso di Cagliari e Nuoro». Quindi, secondo i Progressisti, il tasso di saturazione sarebbe più alto e molto preoccupante.

Allerta no Covid. La seconda ondata ha costretto gli ospedali, soprattutto quelli di Cagliari, a interrompere l’attività non urgente. All’Azienda Brotzu, che comprende Microcitemico e Oncologico, da 48 ore sono state sospese le visite ambulatoriali e gli interventi chirurgici programmati. Lo stesso blocco è stato confermato dall’Azienda universitaria di Cagliari fino al 15 novembre. Immediata è stata la protesta di diverse associazioni: «Tutti i pazienti, soprattutto quelli oncologici, hanno una dignità pari a quella dei malati Covid. Sospendere le visite significa negare ai cittadini il diritto alla salute e chissà fino a quando».

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