La Nuova Sardegna

Carta e scotch in bocca: Carboni morì asfissiato

Carta e scotch in bocca: Carboni morì asfissiato

L’uomo, già vittima di un furto tre anni prima, aveva spostato i pochi risparmi in casa della sorella

05 novembre 2020
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SODDÌ. Giuseppino Carboni aveva trascorso qualche ora al bar, poi aveva cenato a casa della sorella Maddalena. È tutto quel che si sa sulla sera del 22 giugno 2008. Il resto lo si può ricostruire attraverso il lavoro degli inquirenti. Soddì è un paese di poche anime e, se qualcuno passa di lì, è quasi impossibile che non venga notato. Alcuni testimoni raccontarono già dodici anni fa di aver notato strani movimenti nella zona di via Ghilarza, una strada che non porta in alcun luogo. Una volta arrivati lì, si può solamente andare in campagna, ma i rapinatori avevano un indirizzo preciso.

La casa di Giuseppino Carboni aveva avuto altre visite sgradite: nel 2005 i ladri gli avevano portato via i risparmi che riusciva a mettere da parte nonostante una pensione minima. Conducendo una vita fatta di pochissime spese, visto che in casa non aveva neanche l’acqua, qualche decina di euro avanzava comunque ogni mese, ma dopo il furto subito aveva preferito nascondere i soldi in casa della sorella Maddalena. Quanto potesse avere con sé la sera della rapina finita nel sangue non si sa, ma forse i banditi speravano di trovare molto di più. Non si sa nemmeno se fossero già in casa nel momento in cui Giuseppino Carboni vi fece rientro dopo aver cenato dalla sorella attorno alle 7 di sera o se invece fecero irruzione dopo il suo ritorno nell’abitazione.

Poco cambia perché dentro la casa, il pensionato fu prima immobilizzato e poi legato e imbavagliato. Dentro la bocca, per evitare che potesse urlare, gli fu infilata una pallottola di carta. Poi, sulla bocca, fu messo lo scotch e, come se non bastasse, un cumulo di coperte fu poggiato sopra il corpo. In quella posizione e con la pallottola di carta in bocca, il respiro si fece sempre meno forte sino a cessare del tutto. Il medico legale stabilì che la morte era arrivata per asfissia e l’autopsia evidenziò anche dei segni al volto, probabilmente dovuti a dei pugni.

Il corpo fu ritrovato la mattina dopo, quando alcuni compaesani, non vedendolo, andarono a cercare Giuseppino Carboni. La caccia all’uomo iniziò con molte ore di ritardo, quelle che consentirono agli assassini di mettersi al sicuro, talmente al sicuro che per dodici anni nessuno è venuto a cercarli. Sono tanti dodici anni, ma a volte non bastano. (e.carta)

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