La Nuova Sardegna

Coronavirus in Sardegna, sos medici rianimatori: 150 mancano all’appello

di Umberto Aime
Coronavirus in Sardegna, sos medici rianimatori: 150 mancano all’appello

Aumentano i posti letto per i pazienti Covid ma gli anestesisti non bastano. Il presidente regionale: siamo allo stremo, subito nuove assunzioni 

06 novembre 2020
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CAGLIARI. Pochissimi e stremati, gli anestesisti. Aumenteranno i posti letto Covid da Ghilarza ad Alghero, da Cagliari a Sassari, saranno altri 188, così ha deciso la Regione, portandoli in tutto da 402 a 590. Ma loro, i rianimatori, rischiano invece di rimanere sempre gli stessi: intorno ai 300. Almeno 150 in meno rispetto a quanti servirebbero per fronteggiare un ciclone, la pandemia, non a mani nude. Eppure sin dall’inizio fanno parte della prima linea. Dovrebbero essere un reparto d’assalto, invece li hanno costretti in trincea. Se un paziente è ricoverato in terapia intensiva, devono essere loro a intubarlo il più in fretta possibile per salvargli la vita. Dovrebbe essere, quello dei rianimatori, un esercito forte e robusto: è tutt’altro. Dovrebbero lavorare 38 ore alla settimana, ma fra loro c’è chi ha sfondato da mesi il muro eroico delle 50, quasi il doppio. Dovrebbero essere in servizio per non più di una notte ogni sette giorni, invece quasi tutti finora hanno messo assieme almeno tre se non addirittura quattro festivi al mese. Non dovrebbero correre da un ospedale all’altro per tappare le falle, invece devono essere sempre reperibili 24 ore su 24.

La denuncia. Cesare Iesu, presidente regionale dell’Associazione degli anestesisti e rianimatori ospedalieri, l’Aaroi, scuote il capo, è amareggiato: «Siamo arrivati al capolinea, purtroppo. Non ce la facciamo più. La pandemia ha trasformato in una voragine il più grande e storico buco nero del sistema sanitario: non ci sono abbastanza anestesisti e rianimatori e ancora meno possono bastare di fronte a questo secondo attacco, molto violento, del Covid». Lo confermano i numeri, freddi e cinici come non mai: all’Aaroi sono iscritti in 280, la gran parte, un’altra decina esercitano la libera professione, più qualche iscritto in altre associazioni. «A spanne – sottolinea Iesu – i posti vacanti sono almeno 150 se non 200. Lo ripeto, s’è aperta una voragine. Noi lo denunciamo da anni, ma finora siamo rimasti sempre inascoltati dalla Regione. Ora siamo nel tunnel». Per aggiungere subito dopo a proposito della rete Covid che negli ospedali cresce a ritmo forsennato: «Va benissimo, ci mancherebbe, aumentare i posti letto nelle terapie intensive e bisogna farlo soprattutto ora che siamo in piena emergenza sanitaria. Ma se poi non hai piloti giusti, chi guida la macchina? Nessuno, purtroppo».

La lettera. L’altro giorno, dopo aver saputo che la Regione è pronta a raddoppiare (lo sta facendo) le terapie intensive, Cesare Iesu ha scritto al governatore, all’assessore alla sanità e al commissario straordinario dell’Ats. «A nome di tutti i colleghi – ribadisce – ho lanciato un appello disperato. Dovunque, a Olbia, Cagliari, Nuoro e Sassari, ci sono anestesisti e rianimatori che hanno accumulato ore e ore di straordinario, centinaia, e non so più quanti giorni di ferie arretrate. Insostenibile da troppo tempo, la situazione è esplosa: abbiamo superato il limite. Se al più presto non ci saranno diverse assunzioni, rischiamo il tracollo proprio nel momento peggiore». Causa pandemia, le terapie intensive sono sempre più vicine alla saturazione nonostante quasi tutte le équipe siano state trasferite di peso da altre sale chirurgiche. L’ultimo report dell’Agenzia nazionale che tiene sotto controllo lo stato di salute delle Regioni, l’Agenas, ha scritto: la Sardegna è arrivata a soli due punti, 28 contro 30, dal limite di guardia della capacità potenziale. «È proprio questo dato – sottolinea Iesu – a preoccuparci più di ogni altro. Perché se all’aumento costante dei posti letto per i pazienti critici, nell’immediatezza non corrisponderà l’ingaggio di nuovo personale, il sistema non reggerà comunque. Il nostro non è allarmismo, sono i fatti, sempre più tragici, a metterci di fronte a questa drammatica realtà quotidiana».

Concorso fantasma. Ancora prima di ricevere l’appello del sindacato, la Regione ha sempre detto: «Non ci sono rianimatori e anestesisti sul mercato. Trovarli è un’impresa». Non è così per il portavoce dell’Aaroi: «Da almeno due anni non è bandito un concorso. In piedi c’è solo una vecchissima graduatoria, ormai in esaurimento. È assurdo. I nuovi medici escono ogni cinque anni dalle scuole di specializzazione, a Cagliari e a Sassari, ma non ci sono assunzioni in giro. Che fanno allora? Emigrano in Europa, dove un anestesista è pagato il 30 per cento in più e ha una considerazione che qui ce la sogniamo».

L’emergenza. Ogni mattina è un calvario, negli ospedali Covid. Neanche l’arrivo degli specializzandi del quarto e quinto anno, assunti a marzo per sei mesi dopo una deroga concessa dal ministero della salute, ha colmato la voragine negli organici. «C’è di peggio – denuncia Iesu – non si sa neanche se a questi colleghi sarà rinnovato il contratto. È un’altra beffa intollerabile».

L’altolà. Nel frattempo anche un altro sindacato, l’Anaao-Assomed, è quello dei medici dirigenti, ha alzato la voce: «Destinare – scrive – ai reparti Covid colleghi senza la specializzazione necessaria, non solo metterebbe in crisi il già traballante sistema sanitario ordinario, costringendo chi rimane a turni ancora più massacrati, ma aprirebbe anche un altro fronte pericoloso. È questo: i pazienti Covid devono essere curati solo da medici competenti in materia, non da internisti reclutati con uno, due o tre ordine di servizio».

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