Caso discoteche in Sardegna, il Cts aveva dato parere negativo
Nonostante questo, la giunta Solinas decise di mantenere aperta la movida
SASSARI. I quattro esperti del comitato tecnico scientifico espressero parere negativo alla decisione di tenere aperte le discoteche in Sardegna, presa dal governatore Solinas e dalla sua giunta e di parte dei consiglieri regionali. A dare la notizia è il quotidiano La Repubblica, in apertura del sito web. «Il parere è contenuto in una mail datata 6 agosto - si legge nell'articolo di Repubblica -. È sottoscritta dai quattro consulenti del Comitato ed è stata inviata, tra gli altri, all'assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu e al direttore generale della Sanità Marcello Tidore. I consulenti hanno analizzato la prima bozza dell'ordinanza che conteneva la proroga ai locali da ballo e hanno dato un giudizio inequivocabile: “Il Comitato non approva il documento”. Di più. Hanno messo nero su bianco la loro preoccupazione per le scene di assembramento testimoniate dalle foto pubblicate sui social. Nonostante ciò, l'11 agosto, appena cinque giorni dopo, Solinas ha firmato l'ordinanza numero 38, finita ora al centro dell'inchiesta della procura di Cagliari che indaga per epidemia colposa.
«I quattro professori Stefano Vella, Francesco Cucca, Giovanni Sotgiu, Piero Cappuccinelli, tutti riconosciuti esperti nel campo dell'infettivologia ed epidemiologia, fanno a pezzi quella bozza - continua l'articolo di Repubblica, che potete leggere nella sua versione integrale cliccando qui -. Non salvano niente. Sostengono che non preveda condizioni di sicurezza sufficienti per ridurre le probabilità di contagio, che il distanziamento di un metro nelle discoteche sia inadeguato e che manchino indicazioni precise sulle norme igieniche. Valutano l'ordinanza confusa, sia nella parte in cui prevede la riduzione delle presenze all'interno dei locali sia in quella che riguarda il dispositivo dei controlli. Non solo. I professori chiudono il parere con una considerazione che dovrebbe far suonare le sirene d'allarme. “Stiamo assistendo – scrivono - alla apertura di attività dove addirittura l'assembramento viene ostentato come elemento di richiamo pubblicitario”».
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