La Nuova Sardegna

Uras: «A fianco dei familiari lo Stato non si è visto»

Uras: «A fianco dei familiari lo Stato non si è visto»

Il vicepresidente della Commissione d’inchiesta chiede un atto concreto «Non valutazioni politiche: abbiamo accertato fatti e comportamenti»

17 novembre 2020
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SAASARI. Lo Stato, di fronte alla tragedia, dov’era, dov’è e dove sarà? Se lo chiede Luciano Uras, ex vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla Moby Prince: «Nella causa per risarcimento, di cui si è occupato per competenza il Tribunale di Firenze - dice Uras -, ci sarebbe voluto lo Stato a fianco dei familiari delle vittime, vicino alla sofferenza, ci sarebbe voluta una nuova comprensione, oggi sempre più necessaria a costruire la fiducia tra le persone e l’autorità pubblica».

Invece lo Stato, secondo Uras, «ha avuto il ruolo di “controparte”». Ecco perchè ora servirebbe «un atto concreto dello Stato».

Luciano Uras dice di aver letto con attenzione la sentenza della sezione civile del tribunale di Firenze. « “Strage” è un termine che contiene differenti significati - ricorda -, tra i quali quello di numero disastroso di decessi, in questo caso di tante persone di ogni condizione ed età, di donne e bambini, di innocenti inermi e di eroici lavoratori del mare. 140 anime strappate alla vita in modo ingiustamente atroce».

Il diritto è, ovviamente dalla parte dei giudici. Ma una vicenda come quella della Moby Prince ha implicazioni non solo nel campo giuridico: «Non interessa soffermarsi su ogni considerazione e conseguente motivazione della sentenza - prosegue Uras -. È necessaria una tecnica, assai sofisticata, che non mi appartiene. Sarebbe opportuno, però, farlo in un pubblico dibattito con più protagonisti delle istituzioni, con i tanti tecnici e uomini di cultura, del diritto, della medicina, dell'ingegneria e della marineria, che hanno contribuito a squarciare parte della nebbia “inesistente” che ha coperto, e copre, le pesanti responsabilità pubbliche e lascia nella sofferenza di una ingiusta mancata “verità”, i familiari delle vittime».

Uras sottolinea il tipo di lavoro fatto dalla Commissione parlamentare che ha coinvolto «professionalità indiscusse di diverse discipline».

Un lavoro che non ha portato solo a un pronunciamento di tipo “politico”, ma anche sostanziale, sui fatti: «Non ha fatto valutazioni politiche, ma accertato fatti e comportamenti, ricostruito scenari e individuato responsabilità. Tutte cose che, purtroppo, come evidenziato nella poderosa documentazione in possesso del Senato, e accessibile a cittadini e istituzioni, non assolvono i poteri pubblici, sopra ogni cosa sul fronte della organizzazione dei soccorsi atti a salvare – come era possibile – tante vite innocenti da una terrificante agonia».

Da quelle conclusioni bisogna ricominciare a ragionare, secondo Uras: «partendo dal lavoro impegnativo della Commissione, vale chiedere ascolto, ancora una volta. Sentire e capire i familiari delle vittime, le loro associazioni, perché l'ansia di giustizia che insieme tutti abbiamo mosso con l'inchiesta parlamentare, produca, finalmente, un atto concreto e conseguente, del Governo e del Parlamento».



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