La Nuova Sardegna

Il medico neo assunto: è dura ma è la mia strada

di Giusy Ferreli
Il medico neo assunto: è dura ma è la mia strada

Alessandro Sette, 30 anni, in campo in Ogliastra: «Ho risposto subito al bando: non potevo dire di no»

19 novembre 2020
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VILLAGRANDE STRISAILI. Quando da bambino accompagnava il nonno materno, medico condotto a Muravera, nelle visite a casa dei pazienti , mai e poi mai avrebbe pensato che tempo dopo sulla soglia dei 30 anni, si sarebbe trovato ad affrontare l’emergenza sanitaria del secolo. Alessandro Sette, medico di Villagrande Strisaili al terzo anno della scuola di specializzazione in Medicina generale, è uno dei componenti della prima Usca della Sardegna, l’unità speciale che dal 4 maggio si prende cura dei pazienti Covid dell’Ogliastra. Un’esperienza intensa, densa di grandi timori e grandi soddisfazioni, che prende l’avvio ad aprile quando, in piena pandemia, l’Assl di Lanusei chiama a raccolta giovani medici e infermieri per metter su una squadra in grado di garantire la continuità assistenziale alle persone che hanno contratto il virus. «Non ho avuto dubbi. Ho risposto immediatamente al bando della Assl: non potevo dire di no», racconta il giovane medico. Che, dopo un corso di formazione sulla biosicurezza e sulle modalità di esecuzione del tampone, è pronto per affrontare l’emergenza. Per Alessandro, nipote e figlio d’arte (suo nonno Efisio Manunza è stato una delle colonne portanti delle medicina nel Sarrabus, suo padre Gabriele lavora come medico di famiglia nel centro ogliastrino), l’ingresso nell’Usca rappresenta un’occasione per fare esperienza. E per rendersi utile. «Abbiamo la fortuna di essere coordinati da un medico di grande esperienza come Natalino Meloni che, andato in pensione di recente, si è reso disponibile a dirigere l'unità».

Le mosse iniziali del dottor Sette riguardano il primo caso Covid registrato in Ogliastra, esattamente a Bari Sardo proprio dove ha sede l’Usca. Il paziente è asintomatico, deve essere monitorato costantemente. Il giovane medico si barda e con l’infermiera Gloria Scudu si accerta delle sue condizioni di salute che, fortunatamente non destano particolare preoccupazione. Sono comunque giorni di apprensione che Sette affronta con relativa serenità. Poi però qualcosa cambia e, nel bel mezzo dell’estate a cavallo di Ferragosto, il carico di lavoro aumenta in maniera esponenziale per Alessandro e i sui colleghi, altri tre medici e tre infermieri. «Il virus si diffonde. Noi arriviamo a seguire centinaia di pazienti confrontandoci con l’emergenza vera e proprio. A quel punto – sottolinea – abbiamo raddoppiato il nostro impegno, rinunciando ad altri incarichi, mentre l'Assl assume altri colleghi». I medici sono in servizio dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, festivi compresi. All’impegno all’Usca si accompagnano da qualche settimana anche gli screening nei centri più colpiti dai contagi: Lanusei, Triei e nei prossimi giorni Urzulei e Villagrande. Non mancano momenti dolorosi. «Il dispiacere più grande? Il decesso di un anziano paziente di Urzulei. Non ci si abitua mai: la sua morte è stata una grande perdita per la sua famiglia e per l’intera comunità che ha perso un tassello della memoria storica». I tempi in cui un piccolissimo Alessandro rubava il timbro di suo padre e scribacchiava ricette sono lontani. Ora si deve confrontare con responsabilità gravose e decisioni importanti. «Questa – conclude – è la vita che ho scelto. Sono orgoglioso di potermi rendere utile alla mia comunità in circostanze drammatiche che mai avrei immaginato potessero accadere».

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